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Sport

Le Olimpiadi di Parigi 2024 rischiano davvero di essere boicottate a causa dei russi?

Secondo il ministro polacco dello sport, ci sarebbe una coalizione di 30 a 40 Paesi contraria alla posizione del CIO di far partecipare gli atleti russi e bielorussi come neutrali alle prossime Olimpiadi di Parigi. 

Le mascotte di Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024 – Nanopress.it

Questi Stati sarebbero pronti anche al boicottaggio per rendere i Giochi “inutili”.

Russi e bielorussi a Parigi

Continua a tenere banco la posizione assunta dal CIO in merito alla partecipazione di atleti russi e bielorussi come neutrali alle prossime Olimpiadi di Parigi del 2024. Il ministro dello sport della Polonia ha infatti dichiarato che la loro presenza in gara potrebbe portare a un boicottaggio su larga scala e, quindi, rendere i Giochi “inutili”.

Il commento è arrivato dopo che i ministri dello sport di Lettonia, Lituania, Estonia e appunto anche Polonia hanno dichiarato in un comunicato congiunto, in riferimento al CIO, che l’evento sportivo con queste due Nazioni “sarebbe usato per legittimare e distrarre l’attenzione dalla guerra d’aggressione della Russia contro l’Ucraina”.

Il CIO aveva infatti detto che “a nessun atleta dovrebbe essere impedito di competere solo a causa del suo passaporto”.

Il boicottaggio

“Sono convinto che alla riunione del 10 febbraio si arriverà a un accordo tra 30 o 40 ministri dello sport, compresi quelli di Usa, Regno Unito, Canada, Australia e Giappone, per rigettare l’idea di consentire a atleti russi e bielorussi di partecipare ai Giochi”, ha detto a Reuters Kamil Bortniczuk, il ministro dello sport polacco.

Kamil Bortniczuk, il ministro polacco dello sport – Nanopress.it

In caso di boicottaggio per via della presenza di questi atleti, secondo il ministro “la colazione di cui facciamo parte sarà sufficientemente ampia affinché disputare i Giochi diventi inutile”.

Il precedente

Non è la prima volta che, in prossimità di una nuova edizione della competizione a Cinque Cerchi, viene paventato lo spauracchio di un boicottaggio, o più semplicemente l’ipotesi di una defezione di massa. L’ultima volta per l’edizione estiva è successo proprio prima di Tokyo 2020, manifestazione poi andata in scena nel 2021.

In quell’occasione aleggiava la paura più o meno reale che, in caso di pandemia ancora in fase acuta, alcuni atleti avrebbero potuto decidere di non prendervi parte e così disertare le gare per il timore di ammalarsi. Circostanza che poi non si è verificata, salvo il caso della Corea del Nord, in quanto i numeri delle presenze in gara sono comunque stati nella media. Qualcuno divenne positivo sul campo, ma nessuno degli atleti di spicco rinunciò del tutto a recarsi in Giappone.

In termini prettamente sportivi, è assai improbabile che gli atleti disertino le Olimpiadi a causa della presenza dei russi, che a livello olimpico per altro non sono mai mancati. Diverso è, se le singole federazioni nazionali dovessero in qualche modo decidere di non inviare atleti o impedirne la partecipazione. A quel punto sarebbe una scelta subìta di riflesso dagli sportivi stessi.

Considerando poi che attorno ai Giochi olimpici girano anche molti affari, è tutto da vedere se i Paesi prenderanno una decisione politica a discapito di quella economica.

Discorso diverso è invece per l’Ucraina e i propri atleti. Kiev aveva annunciato che oggi avrebbe deciso ufficialmente se boicottare oppure no, salvo poi rinviare la decisione, in attesa della scelta ufficiale del CIO.

L’ONU

L’Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani ha invitato il CIO ha adottare una decisione che “garantisca la non discriminazione degli atleti”. Tuttavia, ex atleti olimpici ucraini sostengono con forza la posizione secondo cui si debba mandare “un forte messaggio di unità nelle sanzioni imposte a Russia e Bielorussia” e “continuare a impedire agli atleti” dei rispettivi paesi di gareggiare perché “ci sono conseguenze per gli atti dei loro governi”.

La vicenda inevitabilmente continuerà a alimentare polemiche e a generare punti di vista diversi. Il CIO non ha ancora assunto una decisione definitiva in materia e il boicottaggio non è chiaro quanto consenso possa effettivamente attrarre.

Diana Sarti

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