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La Ferrari Mondial di Martin Mystère

Quando una Ferrari viene usata nelle storie di fantasia, quasi sempre è associata al glamour. Però può anche finire per caso nelle mani di qualcuno i cui interessi sono molto lontani dal mondo delle automobili. E’ il caso della Ferrari Mondial di Martin Mystère.

Personaggio a fumetti creato da Alfredo Castelli e pubblicato dalla Bonelli fin dal 1982, Martin Mystère è un “detective dell’impossibile“, come recita lo slogan della testata. E’ un tipo molto particolare di archeologo. E’ uno studioso che ricerca fatti ritenuti inspiegabili dalla scienza ufficiale, impossibili appunto. Risiede a New York, nelle sue avventure è accompagnato dall’inseparabile assistente Java, un uomo di Neanderthal. Sì, avete capito bene. Perché nell’universo di Mystère, ambientato in epoca odierna, tutti questi fatti impossibili esistono realmente. I leggendari continenti perduti di Atlantide e Mu sono veramente esistiti, possedevano una tecnologia avanzatissima e sono sprofondati per un cataclisma provocato dalle loro terribili armi.

Il professore biondo, dall’aspetto che ricorda da vicino un giovane Michael Caine, deve affrontare spesso una temibile organizzazione, gli uomini in nero (ma non pensate ai Men in Black, è tutta un’altra cosa), esistente da millenni e votata a nascondere tutte quelle conoscenze alternative che potrebbero sconvolgere la società e stroncare il loro potere.

Mystère quando è a New York guida una Ferrari Mondial. Ma la tratta come se fosse una macchina qualsiasi. La tiene parcheggiata in strada, la usa per andare nelle biblioteche e nelle librerie (luoghi che saccheggia, acquistando decine di libri alla volta che poi non saprà più dove mettere), non la considera come l’oggetto di altissimo pregio che in realtà è. Per lui si tratta solo del ricordo di un suo antico professore e mentore, da egli ricevuta in eredità.

La vera Ferrari Mondial uscì nel 1980. Il nome è un omaggio al campionato mondiale di Formula 1 vinto l’anno precedente da Jody Scheckter. Disegnata da Pininfarina, era una coupé 2+2 a motore centrale. Il segno distintivo del design era la coppia di griglie laterali a coprire le prese d’aria per il raffreddamento del motore. Il motore, derivato dalla 308 GTB, era un V8 3.0 da 214 cavalli.

Due anni dopo arrivò l’evoluzione Mondial Quattrovalvole, la cui testata con distribuzione a 32 valvole portava la potenza a 240 cavalli. Da quella versione derivò anche una versione cabriolet che ottenne un grande successo commerciale, soprattutto all’estero. Nel 1985 la versione Mondial 3.2 aumentò la potenza a 270 cavalli. Nel 1989 arrivò la Mondial T; il motore salì a 3.405 centimetri cubici e la potenza raggiunse 300 cavalli.

Roberto Speranza

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