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L’Armadio della vergogna è aperto: online i documenti sulle stragi nazifasciste in Italia

Ci sono voluti oltre 30 anni, ma ora l’Armadio della Vergogna è aperto, a disposizione di tutti. La Camera dei Deputati ha messo online sul sito archivio.camera.it l’elenco dei documenti e dei fascicoli sui crimini commessi dai nazifascisti in Italia tra il 1943 e il 1945 e che costarono la vita a oltre 15mila persone. Una delle pagine più nere della storia d’Italia, che per decenni è rimasta nascosta in armadi polverosi, torna alla luce per svelare e raccontare cosa successe in quegli anni e per dare nomi e cognomi ai responsabili di veri e proprio eccidi. Le stragi nazifasciste di Sant’Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine, Marzabotto, Monchio e Cervarolo, Coriza, Lero, Scarpanto, gli eccidi dell’alto Reno, i processi a carico dei gerarchi e le sentenze di condanna mai attuate: l’Italia ritrova la sua memoria storica, finalmente.

Che cos’è esattamente l’Armadio della Vergogna? La definizione viene coniata nel 1996 da Franco Giustolisi che ne parla in un articolo sull’Espresso. Due anni prima, nel 1994, a Roma, a Palazzo Cesi, sede della Procura Militare Generale, in un armadio dello scantinato dimenticato da tutti vengono ritrovati 695 fascicoli contenenti le indagini e le denunce dei crimini commessi dai fascisti e dai nazisti in Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. I documenti si trovavano in quell’armadio dal 1960 per volere dell’allora Procuratore Generale Militare, il dottor Enrico Santacroce che firmò il provvedimento di “archiviazione provvisoria”.

Le autorità italiane decidono di archiviare tutto per non creare attriti e imbarazzi alla Germania Federale che stava entrando nella Nato: i crimini, le violenze, le uccisione e il sangue di 15mila vittime viene dimenticato in nome della diplomazia e della Ragione di Stato.

Erich Priebke

Nel 1994 però i fascicoli escono dal dimenticatoio. È in corso il processo a Erich Priebke per il massacro delle Fosse Ardeatine e quei documenti sono alla base delle indagini. In quelle pagine sono raccolte le testimonianze dei sopravvissuti, i carteggi tra nazisti e fascisti, tutto quello che occorre per ricostruire la strage e dare un volto ai colpevoli. I documenti sono secretati, ma nel 1998 il Consiglio della Magistratura Militare giudica illegittima la loro archiviazione.

Nel corso degli anni, l’Italia cerca di fare i conti con il suo passato, si indaga sui crimini dei gerarchi nazisti e fascisti, si cercano i nomi dei responsabili delle stragi che hanno insanguinato il Paese negli anni di guerra, ma quei documenti rimangono al chiuso.

La storia cambia nel 2003, con la legge 15 maggio n.107 che istituisce una Commissione per indagare sull’archiviazione “provvisoria” e sull’occultamento dei documenti. A Montecitorio arrivano oltre 13mila pagine dagli archivi del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero della Difesa, dell’allora Servizio Informazioni e Sicurezza Militare (Sismi), del Consiglio della Magistratura Militare e del Tribunale di Roma.

Documenti, testimonianze raccolte a caldo da carabinieri e militari stranieri, fascicoli investigativi: tutto viene studiato e catalogato, si susseguono audizioni su audizioni e alla fine, si arriva a una doppia relazione: a passare è quella di maggioranza per cui non c’è stata alcuna volontà politica nell’insabbiamento. Nel 2016, l’armadio viene aperto: non è mai troppo tardi per conoscere la verità e la storia del nostro Paese.

Lorena Cacace

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