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Intolleranze alimentari e siccità: dai semi antichi il rimedio?

I semi antichi ci salveranno dai disastri e dalle problematiche della nostra era? Una ricerca scientifica, condotta da Regione Marche, Università di Firenze, Navdanya International e Firab, punta tutto sul patrimonio genetico agricolo a disposizione per trovare rimedi a una duplice criticità dei nostri giorni: da un lato la siccità e le altre gravi conseguenze del cambiamento climatico in atto, dall’altro l’aumento delle intolleranze alimentari che costringe sempre più persone a compiere rinunce e sacrifici a tavola.

Il progetto LIFE SEMENte parTEcipata, presentato nella tappa del Treno Verde di Legambiente e Ferrovie ad Arezzo, si prefigge lo scopo di ottenere delle varietà capaci di resistere meglio ai mutamenti del clima, utilizzando un patrimonio genetico in costante evoluzione: va detto che tale patrimonio negli ultimi anni non se l’è passata benissimo, considerando che delle 10mila specie vegetali utilizzate per produrre cibo e mangimi, oggi ne utilizziamo soltanto 12, per fornire complessivamente l’80 per cento del cibo di origine vegetale. Secondo Mariagrazia Mammuccini, vicepresidente di Navdanya International, ‘la selezione delle sementi sarà fatta assieme agli agricoltori che potranno poi mantenere e riprodurre autonomamente i semi, diventando così custodi attivi della biodiversità. Queste innovazioni incideranno positivamente sul reddito degli agricoltori perché i costi diminuiranno e aumenterà il valore dei prodotti ottenuti da una filiera integrata locale‘.

Un ulteriore vantaggio di questi semi antichi è che aiutano a conservare la fertilità del suolo, stabilizzando le produzioni nel tempo: a rendersi conto della qualità del nostro patrimonio genetico agricolo è stata anche l’Aiab, Associazione italiana agricoltura biologica, che in un’altra tappa del Treno Verde a Perugia, ha consentito ai consumatori di fare delle valutazioni mediante un test organolettico di questi semi, che presentano caratteristiche nutrizionali tali da poter essere gustate anche da persone con vari tipi di intolleranze, senza problemi. L’Associazione consiglia farro Monococco, grano del Faraone o altri frumenti teneri utilizzati prima dell’industrializzazione, come Abbondanza e Gentil Rosso. Che la salvezza futura dell’Italia e degli italiani passi davvero dal nostro passato?

Giulio Ragni

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