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Inter, De Boer è al capolinea

La sconfitta con l’Atalanta, la terza consecutiva in campionato, costerà probabilmente la panchina a Frank De Boer, l’allenatore olandese dell’Inter. Che, nel dopo partita, è stato onesto: “Non so se ci sarò alla prossima contro il Torino”. Che si gioca mercoledì, nel turno infrasettimanale. Su 12 gare, il tecnico ne ha perse sei in questa stagione. La zona retrocessione dista appena 5 punti, ma è vero che quella che consente di andare in Europa League è a -4.

In realtà, pare che De Boer avrà un’ultima chance a San Siro contro i granata di Sinisa Mihajlovic. Una vittoria o la sua testa. Questo, in sostanza, ciò che è emerso dalle prime telefonate che si sono susseguite tra Suning e Thohir. Già tenuti in caldo i successori: si va da Mandorlini a Leonardo, da Guidolin a Pioli, fino alla suggestione Marcelo Bielsa.

Quella chiamata all’improvviso

De Boer ha iniziato a lavorare per l’Inter l’8 agosto, sostituendo Roberto Mancini. Da allora, sono passati 75 giorni. Il mercato nerazzurro sontuoso imponeva a chi si sarebbe seduto su quella panchina, di portare la squadra ai vertici. Con l’olandese c’è stata pazienza perché doveva conoscere la squadra e il calcio italiano. La vittoria contro la Juventus ha acceso entusiasmi eccessivi. Ha alzato l’asticella delle aspettative, facendo solo male a De Boer e ai suoi collaboratori.

Le colpe sono di tutti

Se l’Inter è quattordicesima in classifica, le colpe non sono solo dell’allenatore. Che, però, sarà quello che pagherà in caso di insuccesso con il Toro. Si è partiti male con una tournée estiva prolungata per fare guadagni e conquistare i tifosi lontani. La preparazione è stata quasi nulla, in più Mancini è andato via troppo tardi, dopo essere rimasto come separato in casa. Insomma, il lavoro estivo non è stato impostato.

Suning ha investito tanto, partendo dalla rosa. E’ rimasto un presidente senza portafogli e un amministratore delegato, Bolingbroke, con il contratto in scadenza. Adesso siamo al punto che non si capisce chi dovrebbe decidere l’esonero del tecnico e chi sceglierà il sostituto.

I big arrivati in estate, a Bergamo, erano quasi tutti in panchina: Banega, Ansaldi, Gabriel Barbosa e Candreva. In campo solo Joao Mario dei nuovi. In particolare Gabigol, presentato come una specie di nuovo Ronaldo, è tuttora un mistero. Ha giocato pochi minuti. Banega è un altro grosso equivoco: qual è il suo ruolo? Comprato a parametro zero, non pare essere il calciatore adatto per De Boer.

Non è immune da colpe, ovviamente, l’ex Ajax. Dalla mancanza di equilibrio di inizio campionato siamo passati alla mancanza di gioco. La difesa balla e sbanda, i giocatori non paiono motivati. Santon è titolare inamovibile, ma continua a fare errori da principiante (vedi il rigore procurato ieri); la forma fisica è lontana, il gruppo non è compatto. La contestazione della Curva Nord al capitano, Mauro Icardi, non ha fatto altro che dividere.

Gli allenatori bruciati in nerazzurro

De Boer è dunque a un passo dall’aggiungersi alla lunga lista degli allenatori bruciatisi all’Inter. Con Massimo Moratti, in particolare, i nomi sono i più disparati. Il primo è Ottavio Bianchi (primo e unico esonero per lui nel 1995/96, sostituito da Luis Suarez). Nel 1997 arriva Gigi Simoni, che si trova in squadra il Fenomeno Ronaldo, Simeone e Recoba. Dopo una Coppa Uefa vinta, l’anno successivo arriva l’esonero per una partenza lenta. E’ quindi la volta di Marco Tardelli, che aveva conquistato un Europeo Under 21 con gli azzurrini e che va a sostituire un monumento come Marcello Lippi, anche lui fatto fuori frettolosamente da Moratti.

Passiamo a Hector Cuper, l’hombre vertical. C’è ancora Ronaldo, c’è anche Vieri, c’è il 5 maggio 2002 con lo sprofondo a Roma contro la Lazio. Si brucia pure Cuper. Così come Giampiero Gasperini, che avrebbe dovuto cambiare gioco e mentalità all’Inter, ma che lasciò dopo pochissime giornate. Prima di lui, si era puntato pure su Leonardo (tornato in auge adesso), andato poi a Parigi a fare il dirigente. E vogliamo parlare di Walter Mazzarri? Dopo l’ottimo lavoro al Napoli, fallisce all’Inter. Nella lunga lista abbiamo bypassato Hodgson, Lucescu, Zaccheroni, Ranieri, Stramaccioni e Benitez (che ha vinto un Mondiale per club, ma che è stato mandato via subito dopo). Mentre gli unici due che hanno vinto e sono rimasti qualche anno sono stati Roberto Mancini e naturalmente Josè Mourinho.

Nell’era Moratti contiamo 19 allenatori in tutto. La nuova dirigenza si prepara invece a mandare via il primo, visto che il Mancini/bis era stato deciso sostanzialmente da Thohir, senza le forti ingerenze cinesi.

Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli è stato collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e sport.

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