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Categories: Cronaca

Incendio sul Vesuvio, si indaga per incendio doloso: dubbi sull’uso di animali incendiari

L’incendio sul Vesuvio non accenna a fermarsi in un crescendo drammatico a cui si aggiungono dettagli che fanno orrore. Secondo quanto riporta Il Mattino, oltre agli otto inneschi trovati in più punti dai Carabinieri Forestali nelle foreste del Parco del Vesuvio, sarebbero stati utilizzati animali bruciati vivi per espandere il fuoco, forse gatti, cosparsi di benzina e poi dati alle fiamme. La loro fuga disperata avrebbe portato il fuoco in più punti, anche nel sottobosco, facendo divampare le fiamme con violenza, in quello che appare a tutti gli effetti un atto criminale. La procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo per incendio doloso a carico di ignoti: ormai è chiaro che dietro i roghi c’è la mano dell’uomo, ma la denuncia che arriva dalle autorità locali è che si possa trattare di un’operazione della camorra.

L’ultimo dettaglio dell’uso di animali vivi per espandere le fiamme sembra dare la conferma di un piano criminale che da giorni sta mettendo in ginocchio la zona alle pendici del Vesuvio e non solo. Col passare delle ore, l’attenzione dei media e degli utenti sui social si è spostata sul dettaglio degli animali usati per espandere le fiamme, ipotesi riportata da Il Mattino.

Animali incendiari: bufala o no?
Se sia una bufala o una notizia vera è ancora da capire. Alcuni siti di informazioni locale hanno parlato di “carcasse di piccoli animali” ritrovati nei luoghi degli incendi, dettaglio da cui sarebbe poi partita la notizia dei “gatti incendiari”. Il Corriere della Sera ha poi contattato la Forestale che ha smentito: non ci sarebbero dunque animali incendiari nei roghi sul Vesuvio. In tanti hanno smentito la notizia rilanciata dal Mattino, compresi giornalisti e persone presenti sul posto.

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La storia è però ricorrente in molte occasioni di grandi incendi ed è comparsa anche negli anni passati nelle varie emergenze che da decenni colpiscono il Sud del Paese. Anche oggi, navigando sul web si trovano diverse testimonianze di ex vigili del Fuoco o volontari che conoscono questa tecnica.

Nei diversi commenti, sull’uso di animali negli incendi dolosi, si spiega che vengono scelti conigli, gatti o altri piccoli animali a cui viene legata una corda con un panno inzuppato di combustibile già in fiamme: spaventato dal fuoco, l’animale correrebbe in lungo e in largo espandendo così le fiamme.

Che sia una bufala o meno, quello che sappiamo è che si tratta di un dettaglio che ricorre in ogni occasione, come una sorta di leggenda metropolitana, tra l’altro neanche dei giorni nostri. Quando si diffuse la stessa notizia per i roghi in Sicilia dello scorso anno, il sito debunking.it analizzò la presunta bufala, trovando riferimenti all’uso di “animali incendiari” in codici Cinquecenteschi.

Il riferimento in particolare è a un articolo del National Geographic in cui si citano un manoscritto del 1584, il “Feuer Buech” e altre miniature di “manuali di artiglieria che spiegano l’utilizzo degli animali come ordigni incendiari“.

In conclusione: è possibile che l’uso di animali incendiari nel caso del Vesuvio sia una bufala, come confermano le autorità. Se la notizia sia una leggenda metropolitana o altro, il giudizio è sospeso.

Bufala o meno, l’emergenza continua
Che sia una bufala o meno la notizia sui gatti incendiari, colpisce che ci si concentri su un dettaglio, mentre l’emergenza, quella sì reale, continua. L’unica certezza che abbiamo è che la maggior parte degli incendi sul Vesuvio, così come i roghi che stanno colpendo la Sicilia, da Messina a Catania, è di origine dolosa se non criminale. Secondo il comando regionale dei carabinieri forestali, solo sul Vesuvio le fiamme hanno bruciato oltre 100 ettari del Parco Nazionale.

Il sindaco di Ottaviano e presidente della Comunità del Parco Vesuvio, Luca Capasso, ha parlato di “emergenza nazionale” e chiesto l’intervento dell’esercito.

L’immagine del Vesuvio in fiamme è una immagine forte“, ha commentato il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, recatosi nella sede del Parco Nazionale del Vesuvio a Ottaviano. “Anche per l’aria che si respira, sembra di essere in una giornata autunnale a Napoli oggi. Napoli non merita questo“. A preoccupare il ministro è “soprattutto la dolosità” dei roghi. “Voglio dirlo con molta fermezza: faremo di tutto per catturare i colpevoli. In queste ore grazie ai carabinieri, è stato arrestato un piromane in flagranza di reato. Continueremo con la massima attenzione“. Il riferimento è al fermo di un piromane, incastrato dalle telecamere del Parco.

Secondo quanto riporta Il Mattino, l’incendio sarebbe nato in una zona compresa tra Ottaviano e Terzigno: le fiamme, complice il vento e la mano dell’uomo, si sono poi espanse arrivando a un fronte di due chilometri di fiamme che hanno bruciato ettari del parco del Vesuvio.

[didascalia fornitore=”ansa”]Quello che rimane della foresta di Boscotrecase, nel parco del Vesuvio[/didascalia]

Ottaviano, Torre del Greco ed Ercolano sono i comuni più colpiti e che continuano a registrare nuovi roghi, come a Massa di Somma, altro comune in cui in mattinata è scoppiato un nuovo incendio.

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Tre Canadair del Dipartimento nazionale della Protezione Civile sono in azione sul vulcano, cinque gli elicotteri della Protezione civile regionale. Circa 300 tra volontari, personale della Sma Campania, della Protezione civile e dei Vigili del fuoco sono al lavoro tra Ercolano e Ottaviano, chiuse tutte le strade di accesso al Vesuvio. Il sindaco di San Giuseppe Vesuviano ha chiuso con un’ordinanza le vie di transito, invitando a limitare le uscite in aree scoperte.

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La situazione al momento non accenna a migliorare non solo per la presenza di nuovi roghi ma soprattutto per il fumo che ha reso l’aria irrespirabile da giorni. In tanti stanno usando i social per lanciare l’allarme: da Twitter è stato lanciato l’hastag #vesuviobrucia con cui gli utenti stanno raccogliendo le loro testimonianze e cercando di dare informazioni.

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Secondo le testimonianze degli abitanti della zona, il fumo sta coprendo il sole e sarebbe arrivato a chilometri di distanza dal Vesuvio, fino a Sarno (in provincia di Salerno) e nella provincia di Caserta.

La situazione in Campania è particolarmente grave, come ha ricordato la Protezione Civile campana, perché ci sono altri incendi ancora attivi, in particolare in provincia di Napoli, Salerno e Avellino. Cinque diversi fronti su cui la Protezione è attiva tra Caserta, Montoro, Cervinara, Torre del Greco e San Pietro al Tanagro, ma sono circa 100 i focolai registrati nella Regione.

Lorena Cacace

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