Per le prossime 48 ore sul territorio sudanese è stato confermato il cessate il fuoco da entrambe le parti in causa. Questa tregua permetterà al popolo di festeggiare la festa mussulmana dell’Eid a-Adha.
Dallo scorso 15 aprile 2023 in Sudan si è riacceso il conflitto tra l’esercito regolare e le forze armate RSF, a causa dei conflitti sono morte più di 600 persone e sono migliaia i feriti. La fine di questo periodo di stallo dovrebbe arrivare nel 2024 con le nuove elezioni.
Abdel Fattah al-Burhan, il leader del Sudan e capo dell’esercito regolare, ha annunciato nella serata di ieri il cessate il fuoco unilaterale. Il cessate il fuoco arriva in occasione del primo giorno di festa mussulmana dell’Eid a-Adha.
A riportare la notizia è stata Anadolu, un’agenzia turca. Il leader del Sudan ha tenuto un discorso alla televisione di Stato ha parlato di quanto è avvenuto e continua ad avvenire nella capitale Khartum ma anche in altre città come Zalin, Ubaid,Nyala e Junaynah che potrebbero rappresentare “un crimine di pulizia etnica e genocidio” a cui sta assistendo tutto il mondo.
Secondo quanto affermato da Burhan le forze armate stanno adempiendo alle loro responsabilità contro la cospirazione e ha poi ringraziato il popolo della sua nazione per il supporto mostrato nei suoi confronti.
Ha poi proseguito il suo discorso parlando di Mohamed Hamdan Dagalo che è conosciuto anche Hemedti ed è il comandante delle forze paramilitari di supporto rapido (RSF) che ha dato vita al conflitto contro l’esercito a partire dal 15 aprile scorso.
Secondo Burhan, Hemedti vuole formare un proprio governo sui resti dei sudanesi. Nel suo discorso ha anche affermato che le forze armate sono disposte a concedere il potere ad un governo civile che sia guidato però dal popolo del Sudan.
Anche Dagalo ha affermato in queste ore un cessate il fuoco in occasione dei festeggiamenti. Il suo annuncio è arrivato attraverso un messaggio audio in cui parla di un cessate il fuoco della durata di 48 ore per permettere i festeggiamenti di al-Adha.
I combattimenti sul territorio sudanese sono iniziati lo scorso 15 aprile 2023 proprio nella Capitale, Khartum e si sono poi protratti nei dintorni.
A causa degli scontri ci sono state oltre 600 vittime e migliaia di feriti in tutta la nazione. Gli ultimi mesi sono stati caratterizzati da un forte disaccordo tra esercito sudanese e le RSF a causa dell’integrazione di quest’ultime.
L’integrazione di quest’ultime era una condizione chiave nell’accordo di transizione sviluppato con i gruppi politici.
Dallo scorso ottobre 2021 il Sudan non ha un governo perché i militari hanno deciso di destituire il governo di transizione che era guidato dal primo ministro Abdalla Hamdok. In seguito hanno dichiarato lo stato di emergenza.
Per molti gruppi politici del Sudan questa mossa è stata come un colpo di stato. Questo periodo di transizione dovrebbe concludersi nel 2024.
Nel 2024 sono infatti previste le elezioni nella nazione, le prime dopo che nell’agosto del 2019 è stato cacciato il presidente Omar al-Bashir.
Intanto la nazione si trova a confrontarsi con gli scontri tra esercito e forze RSF che stanno causando non solo vittime e feriti ma anche tanti danni, in una nazione che già da tempo vive un profondo stato di crisi.
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