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Spettacoli

Il trionfo dell’album di Guccini apre una nuova strada contro lo streaming?

A dieci anni da “L’ultima Thule”, un po’ a sorpresa, Francesco Guccini è tornato a cantare. Il nuovo album, uscito solo in vinile e in cd, e quindi non in streaming, “Canzoni da intorto”, è diventato disco d’oro, e ha venduto tante copie quanto i ben più giovani. Effetto del Natale, direte, o a premiare il cantautore pavanese, di anni 82, è stata la scelta di non finire su Spotify, tra gli altri?

Francesco Guccini – Nanopress.it

Chissà, sicuramente è una rivincita per Guccini – che ha guadagnato molto di più di quanto non guadagnino i suoi colleghi che prendono decisioni “tradizionali” – e per la musica vecchio stile, anzi vecchia maniera. Una rivincita che potrebbe aprire a una nuova strada in cui abbandonare i click facile sul nostro smartphone per immergerci nuovamente nella magia del vinile. O forse no, perché il pubblico a cui il cantautore fa riferimento forse poteva essere premiato solo così.

Guccini è disco d’oro con Canzoni da intorno

Francesco Guccini è uno degli ultimi cantautori italiani, alla vecchia maniera, rimasto in vita. E, a 82 anni compiuti a giugno, ha deciso di mettersi nuovamente in gioco nonostante lui stesso, dieci anni fa, avesse detto che era finito il tempo di andare in sala di registrazione, salire su un palco, e cantare. Magari su un palco non ci salirà più, anche perché il suo “Canzoni da intorto“, l’album, meglio il vinile con undici tracce di cover, anche di canzoni popolari, è diventato disco d’oro.

La copertina di Canzoni da intorto – Nanopress.it

Un successo, un grande successo a sole tre settimane dall’uscita che premia la scelta di non finire in streaming per “valorizzare e distinguere la sua natura” sia in termini economici, sia in termini di un ritorno alla fruizione dei dischi come una volta.

Certo, seguire la strada che ha percorso Guccini non è semplice per i tanti rapper, trapper, e chi più ne ha più ne metta che hanno un pubblico ben più giovane del cantautore di Pavana, e che gli fanno compagnia nelle classifiche, perché non possono contare sugli affezionati, un po’ più avanti con l’età, che non si sanno destreggiare così tanto bene tra pc e, soprattutto, smartphone.

Ma è anche vero che non avere a portata di click su Spotify il disco uscito il 18 novembre ha generato altrettanto hype e curiosità che in tanti hanno deciso di regalarsi un tuffo nei ricordi e nella voglia di fare musica del (quasi) poeta. E poi: chi l’ha detto che i suoi fan non possano essere gli stessi che ascoltano i Pinguini Tattici Nucleari, per fare un esempio, o Ernia?

Il successo del cantautore è una rondine che non fa primavera o forse no

Se a questa domanda non possiamo dare una risposta, le risposte che cercava Guccini sono arrivate tutte nel momento in cui si è reso conto che sì, ha funzionato. Che c’è ancora qualcuno che è disposto ad ascoltare la musica come quando lui ha iniziato, nel lontano 1967 con la sua Folk Beat n.1, che contiene, tra l’altro, Noi non ci saremo, Auschwitz (la canzone del bambino nel vento) e pure Il sociale e l’antisociale.

Francesco Guccini – Nanopress.it

Per carità, il disco di ora, seppur ispirato alla tradizione, che si apre con Per i morti di Reggio Emilia e si chiude con una canzone in ucraino, Sluha naroda, è stato registrato dalla casa del cantautore, a Pavana, con una magia totalmente diversa rispetto a quella di un tempo in cui, ha detto, gli incisori sembravano dei medici con il camice bianco.

Ma è comunque una rivincita, un po’ spinta dal Natale e dai regali che vengono fatti e in cui non può non comparire l’album dell’82enne con la erre moscia, un po’ spinta dalla voglia di tornare al semplice, all’essenziale, alla musica che lo ha reso uno dei più importanti cantautori italiani, e non solo perché ci ha donato L’Avvelenata, ma perché nelle sue parole ci si ritrova anche dopo decenni, e hanno quasi un effetto lenitivo, e ci rimettono in pace con il mondo – o, per lo meno, lo fanno con chi scrive, che ha “solo” trent’anni e preferisce Guccini a qualsiasi altro cantante, del globo.

Una rivincita che potrebbe, però, valere solo per lui, oppure no.

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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