Oggi è martedì grasso, ma perché? Da dove deriva questo termine? Come si calcolano davvero i giorni del Carnevale? Potremmo continuare all’infinito, riempiendovi la testa di domande, le stesse che molti si pongono da tempo immemore senza però trovare una risposta certa e concreta. Ma tranquilli: oggi le risposte ve le diamo noi.
Il martedì grasso segue il giovedì grasso, precede il mercoledì delle ceneri, che dà il via alla Quaresima, che anticipa la Pasqua. Vi abbiamo confuso le idee? Niente paura: adesso vi spieghiamo tutto.
A Carnevale ogni scherzo vale, ma quest’anno c’è poco su cui giocare: tra la guerra, il terremoto, la pandemia che è ancora presente (anche se se ne parla davvero pochissimo ormai), il mondo è attualmente popolato di troppi problemi per poter pensare di godersi pienamente una giornata di festa. Possiamo però permetterci quantomeno di aprire e chiudere una parentesi di gioia? Certo che sì. E allora buttiamoci nel comprendere la storia di questo giorno tanto atteso (dai bambini soprattutto).
Carnevale deriva da carnem levare, quindi letteralmente significa togliere la carne in latino. Come molti di voi avranno capito, questo richiama l’ultimo giorno del periodo che precede la Quaresima, che inizia il cosiddetto mercoledì delle ceneri, in cui inizia anche il digiuno. La sua origine è strettamente legata alla Pasqua e affonda le radici nel cattolicesimo, fermo restando che negli ultimi anni – in tutta Europa, tranquilli, non siamo solo noi italiani ad averla resa l’ennesima festa consumistica – ha decisamente perso il suo spirito religioso.
La tradizione, infatti, vuole – anzi, vorrebbe – che il martedì grasso fosse il giorno in cui le famiglie consumano tutti i cibi prelibati che hanno in casa, tra cui la carne, non potendoli poi più mangiare per ben quaranta giorni. Da qui, il nome, che in Italia è in pratica lo stesso di altri Paesi, tra cui la Francia (qui si chiama Mardi Gras).
Qui, però, si apre una diatriba: quando inizia il periodo di Carnevale? Alcuni pensano a Santo Stefano, altri dopo la Befana, altri ancora il 17 gennaio, il giorno della festa di Sant’Antonio Abate. Quello che è certo è che dobbiamo fare una distinzione tra il rito romano e il rito ambrosiano. Secondo il primo, tecnicamente il Carnevale sarebbe iniziato il 5 febbraio, esattamente 70 giorni prima di Pasqua cioè (che quest’anno cade il 9 aprile), nel giorno cioè della cosiddetta Settuagesima. Per la tradizione legata al secondo, invece, l’ultimo giorno di Carnevale è il sabato, la vigilia della Quaresima, cioè quattro giorni dopo rispetto al martedì grasso, quindi quest’anno sarà il 25 febbraio. Questo prolungamento è dovuto all’attesa del vescovo Ambrogio che, tornato da un pellegrinaggio, fece attendere i cittadini di Milano fino al sabato appunto, cioè fino a quattro giorni dopo il martedì grasso.
In ogni caso, possiamo facilmente dedurre quanto questo giorno sia strettamente legato alla Pasqua, che cade puntualmente la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera.
Detto ciò, come abbiamo anticipato il martedì grasso ha lo stesso nome anche in altri Paesi europei, ma quello che cambia sono le celebrazioni. Un esempio è il Regno Unito in cui questo giorno è conosciuto come Shrove Tuesday (termine derivante dal verbo to shrive, cioè confessarsi, quindi letteralmente significa ottenere l’assoluzione).
Nello stesso giorno inoltre gli inglesi festeggiano anche il Pancake Day, che vede intere scuole e villaggi competere tra loro. La gara consiste nel correre con una padella con all’interno una frittella fredda e farla girare almeno tre volte durante il tragitto.
Questa tradizione risale al XV secolo, quando una donna che stava preparando i pancakes si accorse che le campane della chiesa stavano suonando e che era arrivata l’ora della confessione e iniziò a correre, con il grembiule addosso, mentre continuava a prepararle come se nulla fosse accaduto.
Una domanda che sorge spontanea è: da dove nasce il Carnevale? Le celebrazioni hanno origini antichissime e derivano dalle dionisiache greche (le antesterie) e dai saturnali romani. Entrambe le feste avevano una cosa in comune: il temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie. In quei giorni regnavano sovrani lo scherzo, la dissolutezza, il caos. Non c’era spazio per l’ordine, che riemergeva solo a celebrazioni terminate. C’è da dire che nel caso dei Saturnali, questa festa cadeva nel periodo in cui l’anno terminava e questo era rappresentato da un uomo coperto di pelli di capra, portato in processione, colpito con bacchette e chiamato Mamurio Veturio.
Sappiamo inoltre che una tradizione del Carnevale sono i coriandoli, introdotti nell’800 da Enrico Mangilli da Crescenzago, un ingegnere che prese la carta usata per l’allevamento dei bachi da seta, li tramutò in cerchietti e li commercializzò, anche se in epoca rinascimentale questi erano più che altro dei confetti (tanto che in inglese si chiamano ancora così, mentre in italiano questi hanno assunto un significato diverso), introdotti dal fiorentino Giovanvittorio Soderini, autore di trattati di botanica del XVI secolo, che avrebbe introdotta la pratica di ricoprire di zucchero i semi di coriandolo per poterli poi lanciare.
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