Intervenendo in radio Carlo Calenda, leader della lista elettorale condivisa con Matteo Renzi, chiarisce le sue posizioni politiche e ultime dichiarazioni.
Il capo di Azione torna su alcune sue esternazioni che hanno scatenato polemiche provenienti soprattutto dal Centrosinistra, in particolare dal segretario PD Enrico Letta.
Sicuramente Carlo Calenda è un personaggio dall’animo impetuoso, cosa che lo conduce ad affermazioni taglienti e spesso infuocate. Normale prassi politica, specie in un periodo di campagna elettorale (oltretutto in tempi più ristretti del normale) e a maggior ragione per una lista così recente e desiderosa di scalare rapidamente la carsica rupe dei consensi. Quindi ben vengano dichiarazioni che cavalcano per qualche ora l’opinione pubblica permettendo al leader del Terzo Polo di ottenere visibilità tra i suoi potenziali elettori.
Tuttavia la frase di ieri a motivo delle tensioni con il Partito Democratico sembra più il frutto di una incomprensione figlia dei toni ruvidi tipici dei momenti pre-votazioni.
Calenda, come professa da tempo, auspica il ritorno a Palazzo Chigi di Mario Draghi, soprattutto vista la frammentazione del sistema politico italiano, il quale in pochi scommettono riuscirà ad esprimere una maggioranza salda ed efficace per l’intera legislatura ventura.
Al fine di ottemperare a questo disegno neo-draghiano l’Eurodeputato romano ha invitato Giorgia Meloni, data la sua inesperienza di governo e le sfide coeve, a fare un passo indietro, affidando all’ex BCE nuovamente la guida dell’esecutivo e andando lei a ricoprire un ministero di peso in cui fare sostanzialmente gavetta di governo (Fratelli d’Italia non ha mai governato il Paese).
Il proclama è apparso ai più maliziosi un indiretto tentativo di accordo con la destra: immediatamente infatti è giunto l’affondo del PD di Letta, che ha sottolineato la vera natura destrorsa della creatura politica dei due ex esponenti Dem (Calenda e Renzi appunto).
Oggi la smentita delle dietrologie: Calenda si propone come alternativo tanto a Letta quanto a Meloni, nonostante ciò, se l’obiettivo è un nuovo esecutivo di larghe intese, il placet di Fratelli d’Italia è un tassello inalienabile del mosaico. Collage che in ogni caso sembra comunque non trovare interlocutori disponibili.
Al di là delle diatribe partitiche, il leader di Azione si dice soddisfatto dei sondaggi che vedono in crescita il proprio partito, ormai attestato sul 7-8% delle intenzioni di voto ed in pieno sorpasso sul contendente dell’area liberale Forza Italia.
Eppure Calenda è fiducioso di poter portare quel valore al 19%, un numero non a caso ma che rappresenta i consensi ricevuti dall’ex ministro PD alle elezioni comunali di Roma, dove ottenne il primato a livello di singoli partiti, non riuscendo tuttavia ad essere ammesso al ballottaggio soprattutto perché privo di alleati di coalizione.
Riguardo gli argomenti più propri del confronto elettorale, continua a tenere banco il caro energia, per il quale Azione/Italia Viva prosegue nel chiedere un tavolo di confronto tra i partiti che vari misure immediate per il Paese, sospendendo momentaneamente l’astio ed i proclami del periodo elettorale. L’appello, come conferma lo stesso Calenda, risulta finora inascoltato.
Infine, sempre connesso al problema energetico, il capo politico centrista afferma di voler proseguire l’agenda Draghi portando avanti i progetti volti alla costruzione e messa in funzioni di nuovi rigassificatori, per aumentare i volumi di gas naturale liquefatto (GNL) irrorabili lungo la Penisola, e di termovalorizzatori, al fine di ridurre il problema rifiuti particolarmente opprimente in alcune città italiane.
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