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I vaccini senza obbligo non sono di serie B, la parola all’esperto

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Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene e Medicina preventiva dell’università di Pisa, ha partecipato a Malmo, in Svezia, al 36​esimo Congresso dell’European Society for Paediatric Infectious Diseases (Espid), dove ha parlato dell’offerta vaccinale contro il meningococco. Il nodo cruciale del suo discorso è stato l’obbligo vaccinale e come viene percepito dalle famiglie. Nello specifico, l’esperto ha dichiarato che la legge sull’obbligatorietà di alcune vaccinazioni per l’iscrizione a scuola “è stata utile. Ma non risolve tutto. Quindi bisogna andare avanti, usarla come base di partenza per un rilancio di tutto il Calendario vaccinale. Ed evitare che i vaccini non obbligatori siano considerati ‘di serie B’, sia dai cittadini che dagli operatori”.

Nel corso del suo intervento l’esperto ha ricordato che, dopo l’offerta del vaccino contro il meningococco C, esteso in tutte le regioni dal 2012, “oggi abbiamo la vaccinazione contro il meningococco di tipo B, offerta a tutti i nuovi nati come indica il nuovo Piano 2017-2019. Un’offerta che viene completata con il vaccino quadrivalente per gli adolescenti. Una scelta – continua Lopalco – che è legata dalla diffusione dei diversi ceppi nelle diverse fasce di età”.

Un tipo di offerta, quella garantita in Italia contro il meningococco, “tra le più complete d’Europa. Comparabile a quella della Gran Bretagna, Paese molto sensibile al tema della meningite e i cui numeri epidemiologici, molto elevati, sono legati a un sistema sofisticato di sorveglianza e analisi. Per quanto ci riguarda, invece – osserva lo specialista – la sorveglianza è nella media europea, ma abbiamo ancora passi avanti da fare per migliorare le analisi di laboratorio”.

La questione dell’obbligatorietà, evidenzia Lopalco, è stata dibattuta tra gli esperti che hanno partecipato all’incontro in Svezia. “L’obbligo – dice – è stata un’estrema ratio perché le coperture si stavano pericolosamente assottigliando. Ma dal punto di vista della salute pubblica c’è il rischio che si crei una percezione che ci siano vaccini (quelli obbligatori), più importanti di altri. E’ un’idea che dobbiamo combattere con l’informazione e la formazione di cittadini e operatori. Necessario anche facilitare l’accesso ai vaccini, anche dal punto di vista organizzativo”, conclude Lo Palco.

In collaborazione con AdnKronos

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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