Il dottor Ian Crozier, medico della Vanderbilt University, specialista in malattie infettive, nel settembre scorso, mentre si trovava in Sierra Leone, aveva contratto il virus Ebola ed era stato rimpatriato in maniera tempestiva, per essere curato. In quell’occasione il medico aveva lasciato il suo incarico di volontario per l’Organizzazione Mondiale della Sanità e per 40 giorni aveva ricevuto tutte le cure possibili per sconfiggere l’infezione. Alla fine di ottobre aveva lasciato l’ospedale, completamente guarito.
La situazione sembrava sotto controllo, ma due mesi dopo il dottor Crozier aveva cominciato ad avvertire un’infiammazione all’occhio sinistro. Il disturbo gli provocava dei dolori acuti ed era soggetto ad una perdita progressiva della vista. Il medico che lo ha visitato aveva dichiarato che erano tutti i sintomi tipici di una uveite.
Le analisi effettuate sul prelievo di tessuto interno del globo oculare hanno portato, però, ad una scoperta sconcertante: nell’umor acqueo dell’occhio si annidava il virus di Ebola. In questo caso non c’erano pericoli di infezione per gli altri, visto che il virus non era presente nella lacrimazione e nei tessuti esterni dell’occhio. Tuttavia il dottor Crozier ha avuto anche un cambiamento nel colore dell’occhio, che da azzurro è diventato in poco tempo verde.
I tradizionali farmaci contro l’uveite non hanno portato a nessuna guarigione, per cui il medico è riuscito ad ottenere dalla Food and Drug Administration l’autorizzazione ad usare una medicina sperimentale. Non c’era nessuna garanzia di successo, ma solo dopo questa terapia il medico ha iniziato a recuperare la vista.
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