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Categories: Cronaca

Gruppi Facebook con foto di ragazze rubate, la nuova frontiera dello stupro

Gruppi su Facebook con foto di ragazze rubate dai loro profili che vengono salvate, ripubblicate e condivise come se fossero immagini porno, su cui poter praticare onanismo, inneggiare allo stupro, al sesso violento, al “se ti prendo vedi come ti concio brutta putt***”. È il nuovo fenomeno che sta emergendo con forza in questi giorni, anche se nuovo non è, visto che è una pratica in voga già da qualche anno sul popolare social network. A chi non si fosse imbattuto in questa che vogliamo definire la nuova frontiera dello stupro, potrebbe sembrare una bufala e invece è tutto vero. Su Facebook esistono gruppi, quasi tutti chiusi, in cui si condividono foto di ragazze rubate dai loro profili, nella migliore delle ipotesi per masturbarsi. Non solo. Sempre Facebook ospita gruppi in cui uomini di ogni età si scambiano foto private delle mogli e fidanzate, sempre per una masturbazione collettiva davanti al pc o con lo smartphone in bagno: spesso si tratta di ex, in una sorta di vendetta sessuale collettiva da tribù.

Come anticipato, il fenomeno non è nuovo: basta una semplice ricerca per scoprire che di questi gruppi se ne parla da almeno qualche anno, sempre ospitati su Facebook. In questi giorni però la vicenda sta facendo notizia: ne parlano i media stranieri per alcuni casi che sono stati portati allo scoperto (uno in Australia e uno in Francia, dove il gruppo Babylone 2.0 è stato chiuso grazie alle segnalazioni degli utenti, riaperto come Babylone 3.0 e richiuso).

Oggi anche in Italia si inizia a parlare del fenomeno, tanto che alcuni dei personaggi più noti e seguiti dell’universo Facebook in Italia gli stanno dedicando alcuni post.

Perché se ne parla solo ora? Grazie alle vittime delle immagini rubate che si sono rivolte a Facebook per segnalare i gruppi e che si sono sentite rispondere picche.

Anche noi ci abbiamo provato, segnalando un gruppo che viola almeno due dei paramenti degli “Standard della comunità di Facebook” (la presenza di foto di nudi e di contenuti offensivi): come vedete qui sotto anche a noi hanno risposto picche, almeno in un primo momento:

Dopo alcune ore però la nostra richiesta è stata accolta:

Andando a spulciare, se ne trovano a bizzeffe di gruppi simili: alcuni sono attivi da almeno due anni, come il caso di Gore Unlucky Wear che è stato segnalato dal blog di attiviste Abbattoimuri già nel 2015 e che, quando viene chiuso, torna regolarmente su Facebook, spostandosi anche su altri social meno noti agli “over” come Telegram.

Uno dei commenti ricevuti dal blog Abbattoimuri nel 2015 dopo la segnalazione del gruppo

Non che la pratica sia sconosciuta al web, sia chiaro. Da quando internet è diventato un fenomeno di massa, c’è sempre stato un sottobosco più o meno noto di perversioni anche amatoriali. Senza voler entrare nella diatriba sul porno online, possiamo dire con certezza che gruppi di persone accomunate dagli stessi gusti sessuali si sono riuniti nell’anonimato di internet per scambiare opinioni, foto e video.

Alcuni gruppi di Facebook

La vicenda dei gruppi di Facebook è però molto diversa. Stiamo parlando infatti del più popolare social network al mondo, con 1,65 miliardi di utenti mese, che ha un’influenza mediatica enorme e che ha, o dovrebbe avere, le più rigide regole per la gestione di contenuti.

Un altro esempio dei gruppi che si trovano su Facebook

Senza voler entrare nel dettaglio di un tema così complesso com’è il legame tra news, social network e privacy, ci limitiamo a osservare che se su Facebook, una foto di una madre che allatta al seno viene bannata, mentre gruppi che inneggiano alla violenza sessuale o che rubano le foto per scopi hard vengono tollerati.

Siamo di fronte a una nuova frontiera dello stupro online. L’immagine di una festa di laurea o di una giornata di shopping viene presa, condivisa e trasformata in un atto sessuale in piena violazione di ogni privacy e dignità. Non bastasse la violenza nella vita reale, ora abbiamo a che fare anche con la violenza sessuale virtuale, con uomini sconosciuti che si masturbano davanti a una foto che di sessuale non ha nulla se non al loro sguardo perverso.

La foto scovata dal blog ilmaschiobeta

Che dire di mariti, fidanzati ed ex che distribuiscono foto e video delle proprie metà, esponendole al pubblico ludibrio? Scorrendo i commenti di alcune pagine, sembra di essere in una succursale di Youporn e non su Facebook.

La violenza sulle donne e di genere nasce da questa mancanza di rispetto, dal vedere una persona come un oggetto che si può barattare e scambiare con gli amici anche virtuali. È questa visione dell’altro come merce che sta alla base degli episodi che leggiamo ogni giorno sulle pagine della cronaca nera.

Abbiamo riempito le bacheche di “Amen”, di “Rip” e di cuori per Tiziana Cantone ed ecco che siamo di nuovo a parlare di gogna mediatica, perpetrata da sconosciuti per le loro perversioni da maschietti omega e non certo alfa.

È anche colpa dei media e di certi personaggi pubblici se non riusciamo a guardare oltre il genere, oltre il sesso, e vediamo sempre una donna, un uomo, un gay, un trans e mai una persona.

Risolvere questa situazione non è facile. Ci vuole tempo, educazione, cultura, pazienza e perseveranza. Se trovate gruppi di questo genere, segnalateli più e più volte: anche Facebook dovrà capire che la sacrosanta libertà di espressione del web non varrà mai quanto la dignità umana.

Lorena Cacace

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