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Glifosato, Italia emana alcune restrizioni sull’uso

Continua a tenere banco la questione della proroga del glifosato in Europa. Dopo una prima bocciatura dei Paesi membri di rinnovare l’autorizzazione all’uso fino al 2017 del controverso erbicida, contenente un agente chimico presente in prodotti tra i più usati al mondo nel settore delle coltivazioni, la Commissione Ue ha fissato al 31 dicembre del prossimo anno il nuovo termine limite alla vendita nel continente di tale sostanza, la quale è da tempo al centro di una controversia scientifica circa la sua cancerogenicità. Fermo restando che il glifosato lascia anche tracce persistenti e nocive nell’ecosistema, nel suolo e nelle piante. E così i Paesi membri, Italia compresa, vanno in ordine sparso sulle restrizioni.

L’Italia attraverso un decreto del ministero della Salute in vigore da fine agosto 2016 ha stabilito il bando dell’uso del glifosato nella fase di pre-raccolta in agricoltura, così come ne vieta l’utilizzo combinato con alcune sostanze chimiche per aumentarne l’efficacia, tra cui in particolare le cosiddette Poe-tallowamine. Inoltre il glifosato non potrà più essere usato in specifiche aree urbane quali giardinetti o i bordi di strade e ferrovie, vietandone l’uso in zone ‘frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili quali parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, cortili ed aree verdi interne a complessi scolastici e strutture sanitarie‘, come si legge nel testo. Coldiretti in una nota apprezza lo sforzo del governo italiano per l’approvazione di norme più stringenti sull’erbicida, ma al contempo sottolinea la necessità di ‘bloccare le importazioni dai Paesi che continuano ad utilizzare il glifosato in pre-raccolta, come Usa o Canada‘. Secondo i dati della Coldiretti infatti, un pacco di pasta italiano su cinque sarebbe realizzato con grano trattato con glifosato.

L’iter in Commissione

In un primo momento alla Commissione sono mancati i voti determinanti di Italia, Francia e Germania, che insieme ad Austria, Grecia, Portogallo e Lussemburgo hanno deciso di astenersi, mentre la sola Malta ha votato contro. Tuttavia ciò è stato sufficiente a non far passare in prima istanza la proposta di proroga, ma la delicata partita politica non è finita: come da regolamento infatti, la Commissione può ricorrere ad un comitato d’appello per avere una nuova votazione e, in caso di un ulteriore stallo, dare autonomamente il via alla sua proposta di estensione, cosa che è avvenuta dopo la scadenza del 30 giugno 2016. Con la proproga, la Commissione ha stabilito comunque dei limiti d’utilizzo come appunto l’esame minuzioso dell’uso in fase di pre-raccolta. Entro la fine dell’anno prossimo dovrebbe essere pronto un nuovo parere scientifico, si spera definitivo, ma nel frattempo ogni Paese agisce di propria iniziativa, come Malta, che ha deciso di attuare il divieto assoluto del pesticida.

Glifosato: una battaglia scientifica e politica

La diatriba tra lo Iarc, parte attiva dell’Organizzazione mondiale della Sanità, che un anno fa ha dichiarato il glifosato ‘probabilmente cancerogeno‘, e gli esperti dell’Efsa, l’Autorità europea di sicurezza alimentare, che hanno invece rifiutato di vidimare la pericolosità per la salute, smentendo così lo Iarc, si è spostata anche nell’agone politico, con la Francia che ha fatto molte pressioni affinché non venisse ri-autorizzato l’uso del glifosato, e la Germania che ha ribadito la propria astensione, soprattutto perché nel governo non riescono a mettersi d’accordo i due ministri competenti, quello dell’Ambiente, contrario, e quello dell’Agricoltura che invece è favorevole. Nel mondo ci sono state diverse denunce sulle nefaste conseguenze del glifosato nel tempo, ma parte dei membri Ue, forte del sostegno di una parte della scienza e del consenso degli agricoltori, resistono all’ipotesi di abbandonarlo per sempre.

Va ricordato che una precedente proposta della Commissione di ri-autorizzare l’erbicida per nove anni è stata bocciata, dopo essere stata presentata il 19 maggio 2016 alla riunione del Comitato permanente, non raccogliendo un numero di adesioni sufficiente a garantire la maggioranza qualificata, grazie anche alla contrarietà di grandi Paesi come Francia e Italia e l’astensione di Germania, Portogallo, Svezia, Slovenia, Lussemburgo, Austria e Grecia, contro gli altri 19 Stati membri che invece erano favorevoli. In base ai regolamenti, la Commissione avrebbe il potere di procedere al rinnovo dell’autorizzazione anche contro la volontà della maggior parte degli Stati membri, ma la delicatezza del tema, unita alla sensibilità dell’opinione pubblica e delle associazioni ambientaliste che negli ultimi anni hanno manifestato la propria preoccupazione sul tema, ha indotto l’organismo a maggiore prudenza. E salvo clamorosi colpi di scena, entro la fine del 2017 diremo finalmente addio al glifosato in Europa.

Giulio Ragni

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