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Gli smartwatch autenticano la firma analizzando il movimento del polso

Partiamo da questo presupposto: sin dai tempi antichi c’è stato un modo ben preciso per autenticare una propria volontà che andava da un testamento al trasferimento di soldi. E funziona ancora oggi, anche se si fa sempre più strada – giustamente – la tecnologia, che può dare una grossa mano in termini di sicurezza. Tuttavia, trovare un metodo che possa essere definito inequivocabilmente sicuro al 100% è ancora impossibile, nonostante stiano sorgendo vari metodi come il riconoscimento dell’impronta (ormai lo scanner è integrato in tutti i top di gamma e diversi medio range), dell’iride, del viso. Niente è ancora sostituibile per praticità ai vecchi metodi.

Così si pensano a vie alternative e – come spesso accade – ispirandosi al vecchio con il nuovo si potrebbe fare bingo. Prendiamo proprio la firma: per scrivere afferriamo qualcosa come una penna o una matita con le dita e muoviamo la mano dunque il polso per lasciare una traccia con il nostro univoco stile. Ebbene, se al polso indossiamo uno smartwatch ossia un orologio tecnologico e questo è in grado di andare a rilevare con cura e precisione i movimenti, si potrebbe fare uno più uno uguale tre. Ossia sicurezza, affidabilità e praticità. L’idea è venuta ai ricercatori israeliani del Tel Aviv University (TAU) e della Ben-Gurion University di Negev.

Come funziona? Il movimento del polso viene rilevato in modo molto accurato dai sensori di gravità, giroscopio e spostamento integrati nello smartwatch che li analizza e traduce riconoscendo chi sta scrivendo la firma. Una vera e propria password univoca. “Utilizzando un dispositivo da polso, come un SmartWatch o un tracker per il fitness porta evidenti vantaggi rispetto ad altri dispositivi indossabili, in quanto misura i gesti di tutto il polso piuttosto che un singolo dito o un braccio – spiega il coautore dello studio Dr. Erez Shmueli del Dipartimento di Ingegneria industriale del TAU – Mentre diversi altri studi recenti hanno esaminato la possibilità di utilizzare dati di movimento per identificare gli utenti, questa è la sua prima applicazione per verificare le firme scritte a mano, che è tuttora un requisito in banca, l’ufficio postale, il reparto delle risorse umane, etc.“.

Abbiamo intenzione di confrontare il nostro approccio con i metodi attuali state-of-the-art per la linea e la verifica della firma online – ha affermato il dottor Shmueli – Vorremmo anche per studiare la possibilità di dati combinando estratti dal dispositivo indossabile con i dati raccolti da un dispositivo tablet per ottenere anche una maggiore precisione di verifica“. Insomma, qualcosa di davvero interessante e potenzialmente disruptive.

Diego Barbera

Diego Barbera è stato un redattore interno di Nanopress fino al 2018. Si è occupato di tecnologia, sport, cronaca.

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