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Giuliano Poletti, un ministro a tavola con il boss di Mafia Capitale

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Indignato, arrabbiato, deluso. Giuliano Poletti risponde alle foto che lo ritraggono insieme a Salvatore Buzzi, a capo della cooperativa 29 giugno e braccio destro del boss Massimo Carminati. Lo fa dopo le richieste di chiarimento giunte un po’ ovunque, dopo la pubblicazione fatta dal deputato M5S Alessandro Di Battista e da L’Espresso di una foto che lo ritrae a una cena con Buzzi e che ha fatto scattare la reazione anche di Roberto Saviano. C’è anche la richiesta di Rosy Bindi, presidente della commissione antimafia del PD, che chiede chiarimenti al collega di partito. Ci sono poi altre foto, quelle pubblicate sul sito della cooperativa dell’assemblea dei soci della 29 giugno, risalenti al 17 maggio 2013, a cui Poletti, allora presidente della Lega Coop aveva partecipato.

La richiesta di spiegazione ha portato alla risposta dello stesso Poletti, intervenuto a margine del congresso Inail.

Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato”, ha dichiarato. “Quelle cose non c’entrano nulla con il sottoscritto, sentirsi messa in discussione la propria reputazione è intollerabile”.

Il ministro non ha negato di aver conosciuto Buzzi, anzi. “L’ho visto qualche volta perché era un dirigente di una cooperativa sociale che si occupava dell’inserimento delle persone disabili nel posto di lavoro, mai avrei immaginato che da un contesto come questo potessero uscire le cose che vediamo in questi giorni”.

Conosceva la storia di Buzzi: proprio per il suo passato, per essere stato un detenuto modello, essersi laureato in carcere e aver rimesso in carregiata la sua vita con una cooperativa che aiutava gli ex detenuti, era un simbolo di quello per cui lottano ogni giorno le associazioni sociali. “Sapevamo tutti quanti che era stato condannato per omicidio, ma noi che viviamo in questi mondi pensiamo che ci sia la possibilità di cambiare la propria vita”, ha ribadito il ministro.

Anche il suo portavoce, Massimo Tognoni, per anni dirigente della Lega delle coop, ha spiegato i motivi della presenza all’assemblea del maggio 2013. “Era lì perché da presidente della Lega delle cooperative andava a tutte le assemblee che poteva, non si risparmiava. Conosceva Buzzi come presidente della cooperativa 29 giugno”. Un rapporto di lavoro, dunque: “Non direi che si conoscessero bene, lo conosceva come altri presidenti di coop sul territorio”.

Il ministro ha spiegato in più occasioni la sua posizione in merito a quelle foto. Lo ha fatto anche in un’intervista al Messaggero in merito a quella foto che ha fatto il giro del web, scattata nel 2010 durante una cena con l’allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, l’ex ad dell’Ama Panzironi, il dimissionario assessore alla casa Ozzimo e Buzzi.

È sgradevole essere tirato ancora in ballo: allora ero il presidente della Lega delle cooperative e se fai il presidente delle Coop o di Confindustria e della Confartigianato o di qualsiasi associazione di qualche rilievo, è ovvio che partecipi a tante iniziative e incontri tante persone”, ha spiegato. Anche la sua presenza all’assemblea dei soci era dovuta al suo ruolo istituzionale. “È ovvio che sia andato alla sua assemblea di bilancio e che abbia partecipato a delle sue iniziative. Ma la cosa è nata e finita lì. Buzzi non è una persona che ho frequentato in altre occasioni”, ha concluso.

Rimane da capire, come chiede ancora Saviano, perché da presidente della Lega Coop non abbia vigilato con più attenzione sulle attività e la gestione di questa cooperativa romana.

Lorena Cacace

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