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Giuditta e Oloferne di Caravaggio in mostra a Milano: a Brera dal 10 novembre al 5 febbraio 2017

Giuditta che decapita Oloferne, di Caravaggio, sarà in mostra a Milano, alla Pinacoteca di Brera, dal 10 novembre al 5 febbraio 2017. Si tratta di un’esposizione assai particolare visto che la tela in questione, rinvenuta in una soffitta di Tolosa nel 2014 ma presentata per la prima volta alla stampa nell’aprile del 2016, è al centro di un intenso dibattito poiché sono in tanti a metterne in dubbio la paternità. Secondo molti critici, infatti, il dipinto non sarebbe affatto opera del Caravaggio mentre altri, Nicola Spinosa in primis (curatore della mostra nonché tra i massimi esperti di Michelgelo Merisi) non hanno dubbi: il dipinto scovato in Francia è stato realizzato da Caravaggio a Napoli ai primi del Seicento e andato perduto nel XVII secolo.

La ‘Giuditta della discordia‘, la tela che raffigura Giuditta e Oloferne (nella foto in apertura) ritrovata in Francia tempo fa ed attribuita, tra dubbi e polemiche a Caravaggio, sarà in mostra a Milano dal 10 novembre 2016. Il quadro, esposto accanto ad altri capolavori (certi) di Michelangelo Merisi come la Cena di Emmaus, la Maddalena e la Giuditta della collezione Intesa di Napoli – attribuita al pittore fiammingo Luis Finson e parecchio simile al quadro rinvenuto a Tolosa – è accompagnato da una didascalia che spiega le dinamiche del ritrovamento e la querelle sulla questione della paternità, unico vincolo imposto dalla Francia per consentire alla Pinacoteca di esporre la tela.

Per quanto simile per colori, stile ed ambientazione, alla Giuditta e Oloferne originale (nella foto qui sopra) il dipinto in mostra a Brera è, fin dal suo rocambolesco ritrovamento, al centro di un acceso dibattito. Sono in molti, tra studiosi, critici e semplici appassionati d’arte a metterne in dubbio la paternità, tanto che diversi istituti italiani – Palazzo Barberini di Roma (che conserva la tela originale) e il Museo di Capodimonte di Napoli in primis – hanno negato il prestito di opere certe di Caravaggio da mettere in mostra accanto alla ‘tela delle polemiche’.

Aggiornamento di Caterina Padula dell’8 novembre 2016

Giuditta e Oloferne, di Caravaggio: ritrovata in Francia una nuova versione del dipinto

Sarebbe una ‘nuova versione’ di Giuditta e Oloferne, la tela presumibilmente del Caravaggio, ritrovata in Francia in una vecchia casa di Tolosa. Il dipinto giaceva nel sottotetto di un’abitazione di campagna che, messa a soqquadro per una perdita d’acqua, ha svelato la piacevole sorpresa: una riproduzione del celebre dipinto del Merisi, valutato come autentico dagli esperti d’arte francesi – l’opera, infatti, è molto simile a quella conservata alla Galleria d’Arte Antica di Roma. La scoperta, che risale al 2014, è stata tenuta segreta fino a quando gli studiosi, coordinati da Eric Turquin, sono stati in grado di analizzare a fondo la tela, che è stata presentata per la prima volta alla stampa oggi, 12 aprile 2016.

Una perdita d’acqua, dunque, avrebbe portato ad un eccezionale ritrovamento: un dipinto molto simile al Giuditta e Oloferne del Caravaggio, rinvenuto nella soffitta di una vecchia abitazione in Francia. Secondo gli esperti il quadro è autentico – il Ministero della Cultura d’oltralpe lo ha decretato come ‘tesoro nazionale’ – e a parer di Turquin, a capo del team che analizza il dipinto, sarebbe stato realizzato dal Merisi tra il 1600 e il 1610. Quello che tutti conosciamo, invece, conservato a Palazzo Barberini a Roma, risale al 1598. Le due opere, simili ma non identiche, differiscono sulla figura di Oloferne, vestita di bianco nell’originale e di nero nel dipinto rinvenuto in Francia, dov’è ritratta con un inquietante sguardo frontale.

L’opera, in ottimo stato di conservazione, potrebbe essere una delle tele scomparse attribuite a Caravaggio e sarebbe stata portata nel vecchio casolare dai discendenti dei proprietari che, al servizio dell’esercito napoleonico, potrebbero aver portato il quadro tra i tesori di famiglia. Il dipinto, valutato attorno ai 120 milioni di euro, è ancora al vaglio degli esperti che hanno altri trenta mesi per capire se si tratta davvero di un capolavoro perduto di Michelangelo Merisi.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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