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GB: ritiro dall’Afghanistan ottimizzato solo per ‘cani e gatti’

Il ritiro britannico dall’Afghanistan è stato un “disastro” e le vacanze prese dai leader durante la crisi riflettevano una “fondamentale mancanza di serietà” nel governo, hanno concluso i parlamentari in un rapporto. 

Pen Farthing – Nanopress.it

Il ritiro dall’Afghanistan un’onta per il governo britannico

I membri della commissione per gli affari esteri, nominata per approfondire i ‘buchi’ gestionali e diplomatici durante l’evacuazione dall’Afghnistan, hanno anche scoperto che Boris Johnson, in quei giorni dove le persone in loco non sapevano dove sbattere la testa, è probabilmente intervenuto per chiedere l‘evacuazione di 173 cani e gatti randagi da Nowzad, un ente di beneficenza per animali a Kabul.

La Commissione ha inoltre condannato il Ministero degli Esteri per essere “intenzionalmente evasivo e spesso deliberatamente fuorviante” su ciò che è accaduto in quei frenetici giorni. I parlamentari hanno affermato che Pen Farthing, il fondatore dell’organizzazione benefica a tutela dei cani e gatti, aveva lasciato Kabul il 28 agosto dello scorso anno come unico passeggero su un jet privato da 230 posti.

Farthing aveva usato le apparizioni dei media nei programmi TV per fare pressioni per la sua evacuazione.”La natura arbitraria e caotica del ruolo del Ministero degli Esteri nel processo di evacuazione è illustrata dal caso di Nowzad”, hanno affermato i parlamentari.

Diversi alti funzionari ritenevano che il primo ministro Johnson avesse avuto un ruolo in questa decisione. “Non ci è ancora stata offerta una spiegazione alternativa plausibile per come è nata questa iniziativa’ ha detto la commissione.

Circa 18.000 persone sono state evacuate dall’Afghanistan in mezzo a scene disperate all’aeroporto di Kabul. Dominic Raab, che all’epoca era ministro degli Esteri, era in vacanza con la sua famiglia a Creta quando iniziò la crisi. Sir Philip Barton, segretario permanente al Foreign Office, rimase in Francia fino al termine dell’evacuazione.

I parlamentari hanno detto che Raab aveva preso la decisione sbagliata. “Il fatto che l’alto funzionario del dipartimento non sia tornato fino al termine dell’evacuazione dei civili, mentre il personale di tutto il dipartimento ha lottato. . . sotto forte pressione, è difficile da capire e impossibile da scusare“, afferma il rapporto.

Boris Johnson – NanoPress.it

Con l’eccezione di Sir Laurie Bristow, che era allora l’ambasciatore in Afghanistan, tutti i funzionari del Foreign Office a Kabul sono fuggiti dal paese all’inizio dell’evacuazione, lasciando i soldati a elaborare complesse domande di visto, prima che una squadra di supporto di funzionari pubblici, fosse alla fine schierata.

15 mila persone sono state evacuate dal paese asiatico

I parlamentari hanno affermato che il governo non si era preparato adeguatamente al ritiro delle truppe statunitensi, nonostante avesse avuto un preavviso di 18 mesi, senza considerare che gli inglesi erano stati avvertiti che i talebani avrebbero potuto prendere rapidamente il controllo del paese.

“Il modo in cui il ritiro delle forze internazionali dall’Afghanistan è stato condotto, rappresenta un disastro, un tradimento dei nostri alleati e indebolisce la fiducia che aiuta a mantenere il popolo britannico al sicuro. Influirà sulla reputazione internazionale del Regno Unito negli anni a venire”, hanno affermato.

Tom Tugendhat, presidente del comitato, ha affermato che i ritardi del governo in quel contesto non hanno permesso  alle persone di fuggire subito dall’Afghanistan, mettendo in pericolo la propria vita.

“La cronologia della miseria esposta da questo rapporto rivela gravi fallimenti sistemici nel cuore della politica estera del Regno Unito”, ha affermato la commissione nella sua relazione.

Un portavoce del governo ha dichiarato: “Il nostro staff ha lavorato instancabilmente per evacuare oltre 15.000 persone dall’Afghanistan in quindici giorni. Abbiamo svolto una revisione approfondita per trarre insegnamenti dal nostro ritiro e, abbiamo attinto a molti dei risultati nella nostra risposta al conflitto in Ucraina”.

 

Paolo Battisti

Giornalista Pubblicista dal 2013. Amo la storia e mi occupo di politica estera

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