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G8 Genova 2001-2016: 15 anni dalla morte di Carlo Giuliani e dalla mattanza alla Diaz

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A 15 anni dal G8 di Genova ripercorriamo quel che accadde dal 19 al 22 luglio 2001 nel capoluogo ligure, quando i capi di governo dei maggiori Paesi industrializzati al mondo si diedero appuntamento in un vertice di quattro giorni al quale parteciparono anche migliaia di persone dell’associazionismo pacifista e del movimento no-global, scesi in piazza a manifestare il loro dissenso per le politiche economiche scelte dai rispettivi Paesi. Molti ricordano i violenti e terribili fatti che accaddero, dall’uccisione di Carlo Giuliani alla ‘macelleria messicana’ messa su dalle forze dell’ordine alla scuola Diaz, con la giustificazione di farla pagare ai black bloc che avevano frantumato qualche vetrina. E nonostante questo ingombrante passato, l’Italia non ha ancora provveduto a dotarsi di una legge che disciplini il reato di tortura.

Cosa successe

Genova ospitò dal 19 al 22 luglio del 2001 il vertice G8 con in Capi di Stato più importanti del momento. Il presidente del Consiglio italiano era Silvio Berlusconi, il premier statunitense e quello britannico erano rispettivamente George W. Bush e Tony Blair (quello che pochi giorni fa ammise che la guerra in Iraq fu un errore). In agenda si doveva discutere di libera circolazione delle merci, di economia, di potere. Durante le quattro giornate fu organizzato da decine di associazioni pacifiste e gruppi del movimento non global una sorta di contro-vertice con discussioni, convegni e manifestazioni con cortei per protestare contro i poteri forti e chiedere la cancellazione del debito dei Paesi più poveri, per le persone stessa libertà di movimento data alle merci, insomma un mondo nuovo in cui vivere, una globalizzazione dei diritti. In piazza scesero anche gruppi di Black Bloc, interessati a creare scompiglio, e sulla cui attività ancora oggi permangono dubbi: diversi incappucciati furono infatti visti mentre parlavano con poliziotti, prima di distruggere auto e vetrine di negozi sparsi per le vie. Sappiamo quindi che quei giorni furono segnati da violenza e repressione, da sangue e morte. Amnesty International definì ciò che accadde “la più vasta e cruenta repressione di massa della storia europea recente”.

Le violenze in piazza

La mobilitazione fu enorme: a Genova giunsero migliaia di manifestanti da tutta Europa e anche da altre parti del mondo. Contestualmente assistemmo a tre giorni di ‘sospensione dei diritti umani’. Migliaia di persone che stavano manifestando pacificamente furono caricate per strada con violenza inaudita dalle forze dell’ordine: ci fu una vera e propria mattanza a colpi di manganelli – i terribili tonfa – prolungati e massicci lanci di lacrimogeni che rendevano l’aria irrespirabile, vennero perpetrato arresti ingiustificati, per non parlare di quello che furono costretti a subire coloro che erano accampati all’interno della scuola Diaz, e nella caserma di Bolzaneto, dove indicibili violenze e maltrattamenti proseguirono per ore e ore su persone assolutamente innocenti.

La morte di Carlo Giuliani

Il 20 luglio alle 17.27 rimase ucciso, negli scontri di piazza che accompagnano i lavori del G8, il giovane Carlo Giuliani. In tante foto diventate simbolo di quei tragici giorni si vede il suo corpo che giace in una pozza di sangue in Piazza Alimonda, dopo che il carabiniere Mario Placanica sparò due colpi da dentro il defender in cui si trovava. I colpi raggiunsero Giuliani e subito dopo iniziò una sceneggiata per sviare la verità. Addirittura si provò a dare la colpa della morte di Carlo a un sasso mai scagliato da nessuno ma miracolosamente fatto apparire vicino al corpo del ragazzo morto. La notizia della morte del 23enne venne data a Berlusconi e al Presidente della Repubblica Ciampi poco dopo l’apertura dei lavori del vertice. Ma non accadde nulla, ovvero gli otto grandi della terra si prepararono per la lussuosa cena mentre fuori dalla ”zona rossa” la violenza continuò.

Gli abusi di potere alla Diaz e a Bolzaneto

Il 21 luglio la polizia fece irruzione nella scuola Diaz e passò al setaccio i presenti, manganellando a destra e a manca senza motivo, anche gente che stava dormendo nei sacchi a pelo. Qui c’erano tanti ragazzi venuti da ogni parte del mondo, dato che era la sede del Genoa Social Forum: c’erano spagnoli, greci, francesi, tedeschi, svizzeri, inglesi, neozelandesi, statunitensi, lituani… E si sono ritrovati tutti accomunanti dalla violenza subita per mano delle forze dell’ordine italiane. A Bolzaneto poi, nella caserma Nino Bixio del reparto mobile della polizia di Stato, fu praticata la tortura su decine di cittadini inermi da parte di molti agenti e funzionari a cui evidentemente era stata data ‘carta bianca’, e nell’indifferenza complice di colleghi e superiori. Lo scorso aprile la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per tortura in merito ai fatti avvenuti nella scuola Diaz, disponendo il pagamento della somma di 45mila euro, dopo aver accolto il ricorso presentato da Arnaldo Cestaro (in foto) che insieme ad altri subì il pestaggio nella Scuola Diaz da parte delle forze dell’ordine.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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