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Fumare in Italia è sempre più difficile

In arrivo notizie non molto piacevoli per i fumatori italiani: prezzi in aumento e in alcune città divieto di fumare anche all’aperto.

Stop del fumo a Milano

È la città di Milano a imporre il veto di fumo ai cittadini amanti della sigaretta all’aria aperta: dal 19 gennaio 2012 i fumatori milanesi hanno trovato la spiacevole nuova regola che vieta loro di fumare nei parchi pubblici e in alcune fermate di tram e autobus.

Che la qualità dell’aria del capoluogo lombardo non sia del tutto salutare, è una notizia ormai datata: da diversi decenni sono posti diversi stop ai cittadini milanesi per salvaguardare l’aria e per permettere una purificazione almeno parziale. Le strategie messe in atto per rendere l’aria qualitativamente migliore sono state nel tempo svariate: il fermo della circolazione delle vetture, le targhe alterne, le agevolazioni per le auto elettriche e con carburante ecologico, la riqualifica degli impianti termici, il divieto di utilizzo di condizionatori d’aria in determinati periodi dell’anno.

Quello che nessuno si sarebbe mai aspettato è che il nuovo regolamento relativo alla qualità dell’aria prevedesse un fermo così categorico, soprattutto in riferimento alle sigarette elettroniche. L’unica possibilità per i fumatori è utilizzare la propria sigaretta, anche elettronica, in prossimità di parchi, in attesa di taxi e nei pressi dei circuiti sportivo, ad almeno dieci metri di distanza dalle persone.

Si tratta di un provvedimento approvato dal consiglio comunale della città di Milano nel novembre del 2020 e pubblicato nel regolamento preposto per la qualità dell’aria. La sua entrata in vigore era quindi ben nota ai cittadini milanesi fumatori che hanno cercato di individuare all’interno delle norme una qualche deroga.

Pur essendo in effetti il divieto di fumo in vigore, è possibile fumare se distanti dieci metri dalle persone. Non sono previsti dal comune di Milano particolari provvedimenti contro gli inadempienti e per chi non rispetta il regolamento sul divieto di fumo, aspettandosi dagli organi comunali una generale consapevolezza per le norme da parte dei cittadini.

Le tasse sul fumo

Le tasse previste per il 2021, contenute nella legge di Bilancio approvata dal Governo a fine dicembre dello scorso anno, presentano una grossa mazzata al fumo. Il rincaro biennale del prezzo, sensibilmente elevato, coinvolge le sigarette elettroniche e tutte le tipologie di tabacco e sarà progressivo fino al 2023.

Si tratta di un emendamento capace di apportare in maniera consistente variazioni importanti alla tassa sul fumo che riguarda ogni tipologia di sigaretta, sigaro, tabacco riscaldato e articoli per inalazione, sia con nicotina, sia senza. L’unica eccezione prevista è per i prodotti senza combustione di sostanze liquide ma vendute per utilizzo medico.

Il primo rincaro sul prezzo del tabacco e delle sigarette dal 1° gennaio del 2021 è già salito al 15%, arriverà al 20% nel gennaio del 2022 e fino al 25% nel gennaio del 2023.

Gli adeguamenti fiscali in rialzo colpiscono in maniera considerevole anche il tabacco da inalazione, quello delle sigarette elettroniche. L’aumento per questa categoria è alquanto notevole in quanto già dal 1° gennaio del 2021 la percentuale di rincaro ha visto la quota del 30% che arriverà ad aumentare nel 2022 con il 35% e nel 2023 con il 40%.

L’esigenza di normative ad hoc

Se il provvedimento approvato dal comune di Milano può far storcere il naso a parecchi fumatori della città meneghina, ritornando alla manovra economica varata dal Governo italiano in merito alle tasse aumentate sul fumo, ci si rende maggiormente conto di quanto le novità hanno investito fortemente non soltanto i fumatori di sigarette tradizionali ma anche quelli che fanno uso di fumo elettronico.

I prezzi per la vendita di e-cigarette aumentati in maniera impressionante anche per il tabacco riscaldato portando il suo costo a un livello alto, ma ingiustificato.

Da sottolineare che sono state modificate anche le regole per la vendita dei prodotti contenenti tabacco, delle sigarette elettroniche e dei dispositivi che utilizzano tabacco riscaldato, quindi la loro circolazione sarà soggetta, dal 1° aprile del 2021, alla normativa definita dall’Agenzia Dogane e Monopoli di Stato. Si tratta di regole più severe in merito alla vendita al pubblico dei prodotti in oggetto, con un controllo maggiore in merito alla conformità dei tabacchi lavorati.

Ben venga un controllo capillare e una regolamentazione riferita alle sigarette e ai prodotti realizzati con tabacco da riscaldare, ma quello che indispone il mondo dei fumatori è l’assoluta equiparazione del fumo tradizionale con quello elettronico.

La sigaretta elettronica ha un impatto nell’ambiente per niente dannoso. Rispetto al fumo prodotto dalla sigaretta classica, non provoca un pericolo per la salute, anzi sono svariati i pro del suo utilizzo nelle persone.

È la comunità scientifica a spezzare una lancia in favore delle sigarette elettroniche. Secondo alcune puntuali ricerche scientifiche pubblicate sull’autorevole British Medical Journal, rivista curata dagli scienziati dell’University College of London, sono oltre 19 mila persone ad aver smesso di fumare nel 2018, soltanto nel Regno Unito, grazie alle sigarette elettroniche.

I dati non vogliono presentare la sigaretta elettronica come il rimedio magico contro il fumo ma, sempre secondo gli esperti dell’Università inglese, un valido sostegno per chi vuole smettere di fumare.

Altri studi e ricerche curate da università americane sostengono questa ricerca. Una ricerca, condotta dalla “Cochrane Collaboration” ha coinvolto 670 fumatori, di cui il 10% ha smesso di fumare: lo studio di due anni di follow up ha aggiunto l’informazione che dai dati tabulati e disponibili non è stato rilevato nessun effetto collaterale grave dall’utilizzo delle e-cigarette e dai dispositivi che utilizzano tabacco da riscaldare.

A questo è da aggiungere che i produttori di sigarette elettroniche e di dispositivi che utilizzano il tabacco riscaldato da tempo hanno iniziato a sviluppare prodotti sempre migliori dal punto di vista qualitativo, diventando maggiormente innocui. All’interno delle sigarette elettroniche in commercio, sono sempre meno presenti sostanze dannose per la salute e per l’ambiente, elementi importanti che rappresentano un enorme beneficio, non soltanto per i fumatori ma che hanno anche ripercussioni vantaggiose a livello sociale.

E se la comunità scientifica è orientata ad accogliere in maniera più benevola le e-cigarette e i dispositivi che utilizzano tabacco riscaldato, allora perché non pensare a proporre una normativa che regolamenti il loro utilizzo diversa da quella riferita al fumo tradizionale?

Redazione

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