In Italia c’è un esercito di figli-badanti e caregivers, che passano le giornate ad accudire genitori o parenti anziani indigenti. Un’attività che, di fatto, diventa con il tempo un lavoro vero e proprio. La buona notizia è che lo Stato italiano è pronto a riconoscere figli-badanti e caregivers, la cattiva è che non ha intenzione di sganciare un euro per loro. Almeno per ora.
Chi sono i caregivers? Sono coloro che si prendono cura, per tutta la giornata o per buona parte di essa, notte compresa, di parenti anziani che da soli non ce la fanno. Figli o nipoti che sostituiscono le badanti, perché non ci sono soldi per pagarle o per semplice affetto. Per quanto lo facciano con amore, figli-badanti e caregivers finiscono spesso per cadere in depressione o per ammalarsi. «Ogni volta che prendiamo in carico un anziano non autosufficiente seguito a tempo pieno da un familiare, finiamo per avere non uno ma due pazienti», confessa al Corriere della Sera Simone Franzoni, geriatra di Brescia.
Quanti sono i caregivers in Italia?
Secondo le ultime stime, in Italia i caregivers arrivano a un milione. Quanto le badanti, in regola o in nero. Molte delle quali finiscono per sposare o rovinare l’anziano di cui si occupano. Ma questa è un’altra storia. E lo Stato cosa fa per questa categoria sociale?
Lo Stato pronto a riconoscere i caregivers
Il governo, finalmente, è pronto a concedere un riconoscimento giuridico per figli-badanti e caregivers. Peccato che non ci siano soldi per loro. I tre disegni di legge all’esame in Senato, firmati da parlamentari bipartisan, prevedono che il ruolo di caregiver debba essere riconosciuto ai parenti fino al secondo grado, ovvero figli e nipoti, i quali dovranno offrire un’assistenza costante, anche per l’intera giornata.
Nonostante le buone intenzioni dei parlamentari, però, non ci sono soldi per questa categoria. L’idea (visto che il lavoro dei caregivers è importante per la collettività e la solleva da altri costi) è concedere loro alcuni benefit: contributi per la pensione pagati dallo Stato per gli anni di lavoro come caregiver; la possibilità di andare in pensione prima; altri incentivi fiscali. Per ora non se ne parla: non ci sono risorse. Insomma, un riconoscimento che sa della classica pacca sulla spalla e niente più.
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