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Evasione da Rebibbia: tornano in carcere i due detenuti fuggiti segando le sbarre

E’ finita la fuga dei due detenuti romeni evasi dal carcere di Rebibbia. Catalin Ciobanu si era costituito la sera di mercoledì 17 febbraio alla stazione dei carabinieri di Tivoli, mentre Mihai Florin Diaconescu è stato fermato poche ore più tardi a un posto di blocco dai carabinieri del Comando provinciale di Roma, mentre si trovava a bordo di un furgone nella zona di Tivoli Terme. Ha provato a scappare a piedi ma è stato raggiunto. La loro fuga dal penitenziario, avvenuta il 14 febbraio scorso, era stata particolarmente ”vivace”.

La fuga di due carcerati che sembra un filmNel giorno di San Valentino due uomini detenuti nel carcere di Rebibbia sono evasi in maniera rocambolesca dal braccio G11 dell’istituto di pena romano. I due, che lavoravano all’interno del carcere, sono riusciti a segare le sbarre del magazzino in cui erano impiegati e si sono successivamente aggrappati a delle lenzuola per calarsi e scappare poi a piedi scavalcando la rete e il muro di cinta. Sono stati visti salire su un autobus ma hanno fatto velocemente perdere le proprie tracce.

La caccia all’uomoLe forze dell’ordine sono state impegnate nella caccia all’uomo per alcuni giorni. I due romeni di 28 e di 33 anni, Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu, che erano detenuti rispettivamete con l’accusa di omicidio e sequestro di persona, il primo, e il secondo invece per rapina.

Cristiano Brunelli, difensore di Diaconescu, aveva voluto lanciare una sorta di appello al suo assistito, affinché si consegnasse alla polizia. “Sono veramente sorpreso da quanto accaduto. Spero che Diaconescu ponga fine alla sua fuga quanto prima e in modo spontaneo così da non peggiorare troppo la sua situazione“. Ma poi anche Andrea Palmiero, il legale di Ciobanu (ancora sotto processo), ha esortato il suo cliente a costituirsi urgentemente ”visto che abbiamo ancora la possibilità di dimostrare la sua innocenza nel processo che lo vede accusato di sequestro di personale e morte come conseguenza non voluta“. ”Ci avevo parlato la scorsa settimana e aveva tutte le intenzioni di fare dichiarazioni difensive davanti al gup in abbreviato – prosegue Palmiero – Resto perplesso, stupito del suo comportamento. Forse ha ceduto a tentazione, frutto del momento, non penso che l’evasione fosse premeditata. Per questo invito il mio cliente a costituirsi per dimostrare la propria innocenza.“. Poi ha concluso ”Si è costituito perché ha capito di aver sbagliato e di aver fatto una sciocchezza”.

Polemiche sulla sicurezzaDi chi sono le responsabilità di quanto accaduto? Secondo il sindacato di polizia carceraria Fns Cisl l’evasione è maturata in un istituto sovraffollato e controllato da pochi agenti. Nel Nuovo Complesso di Rebibbia ci sono, secondo Fns Cisl, 157 detenuti in più rispetto ai 1.235 previsti. Mentre Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, ha precisato che nel perimetro esterno di Rebibbia “non vi è più sorveglianza armata: la sicurezza è oggi demandata ad una autopattuglia che provvede alla sorveglianza dell’intero perimetro detentivo“. E’ stata aperta un’inchiesta senza ipotesi di reato e non è escluso che gli agenti di guardia negli attimi dell’evasione possano essere iscritti nel registro degli indagati.

Lorena Cacace

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