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Economia

Ecco che cos’è il Mes, il meccanismo che non piace a Giorgia Meloni

Giorgia Meloni mostra ancora una volta di essere perplessa di fronte al funzionamento del sistema europeo che dà una mano a quei paesi in difficoltà nell’eurozona.

Giorgia Meloni in un dibattito sul Mes- Nanopress.it

Infatti l’Italia è l’unico paese che ancora non ha approvato quelle regole necessarie per prendere parte al meccanismo europeo.

Giorgia Meloni e le sue perplessità sul Mes

Giorgia Meloni è stata fin troppo chiara: “Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes”. Sono queste le parole che la presidente del consiglio ha utilizzato per sottolineare ancora una volta quanto sia contraria al meccanismo europeo di stabilità.

Infatti attualmente l’Italia è l’unico paese del continente che ancora non ha approvato la riforma, una situazione che sembra essere destinata a proseguire come tale.  Su questo argomento il premier ha parlato chiaramente durante l’ultimo incontro alla Camera dei Deputati: “Gli strumenti sono strumenti e si giudicano in relazione alla loro efficacia in un determinato contesto. Il governo ha ricevuto il mandato del Parlamento a non ratificare la riforma in assenza di un quadro normativo chiaro”.

Meloni in aula conferma il No al Mes- Nanopress.it

Ma di cosa parliamo nel momento in cui si fa riferimento al Mes?

Che cos’è il Mes e perché Giorgia Meloni non vuole prendervi parte

Il Mes non è altro che un fondo che ha avuto origine nel 2012 e che vede finanziamenti da tutti gli stati membri al fine di sostenere quei paesi in difficoltà. Coloro che vi prendono parte devono seguire delle regole ben precise soprattutto per quanto riguarda il risanamento economico. La riforma in questione ha intenzione anche di rivedere i meccanismi di accesso tra cui anche introduzione obbligatoria per lo stato di ristrutturare il proprio debito.

In base a ciò che rivela Banca d’Italia, è di 704,8 miliardi di euro il capitale sottoscritto dal Mes di cui 80,5 versati. Quindi la capacità di prestito del meccanismo europeo di stabilità è pari a 500 miliardi. Il capitale del Mes sottoscritto dall’Italia è di 125,3 miliardi dopo averne versati 14.  Grazie alle risorse e allo status, questa ha un potere di veto all’interno del “consiglio dei governatori” formato da 19 capi di banche centrali nazionali tra cui anche Francia e Germania.

Giorgia Meloni continua a mantenere la sua posizione di contrarietà anche verso un Mes più specifico tra cui quello sanitario. A questo riguardo ha affermato che da più di 10 anni si discute sulla natura del Mes, un ente che poche volte è entrato in gioco anche se possiede una dotazione finanziaria molto importante. “Anche gli altri, non solo l’Italia, non sembrano volerci accedere. Infatti, non è stato usato nemmeno durante la pandemia, nonostante una linea di credito con condizionalità inferiori a quelle di partenza”.

Prendere parte al Mes non si traduce obbligatoriamente nell’approvare la modifica. Infatti da Bruxelles sono giunti numerosi appelli stringenti al fine di approvare le regole del “nuovo Mes”, il prima possibile.

Pascal Donhoe, il presidente dell’eurogruppo, dichiara che tutto ciò potrebbe portare numerosi vantaggi per tutti: “Noi però riconosciamo la sensibilità della questione nel Parlamento italiano e continueremo a lavorare certamente con il governo italiano per fare progressi”.

Pierre Gramegna, il direttore del Mes- Nanopress.it

Pierre Gramegna, il direttore del Mes afferma di avere intenzione di lavorare al massimo al fine di portare tutti gli argomenti necessari al governo italiano così che si possa procedere alla ratifica. Inoltre il governo ha affermato che ci saranno numerosi altri incontri in Italia durante le prossime settimane facendo riferimento anche a ciò che è accaduto ai mercati finanziari a seguito del crollo della Silicon Valley Bank.

Su questo argomento ho voluto dire la propria opinione anche Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’economia il quale, lo scorso dicembre ha sostenuto che sia fondamentale tenere presente altre modifiche al meccanismo poiché si ha bisogno anche di un “adeguato e ampio dibattito in Parlamento” prima di poter dare una decisione definitiva.

Giorgia Meloni ha fatto riferimento anche alle parole di Carlo Bonomi, il presidente di Confindustria il quale durante un’intervista aveva parlato a lungo della probabilità di sfruttare il Mes come se fosse uno strumento di politica industriale: “L’Europa potrà affrontare le sfide future se riesce a fare sistema proiettandosi verso una politica di sviluppo comune e la proposta di Confindustria viene presa seriamente in considerazione da questo governo Vorremmo che le risorse salva- Stati vadano davvero agli Stati che vi aderiscono”, sono queste le parole di Giorgia Meloni.

Marina Nardone

Sono Marina Nardone, nata nel 1992 e diplomata al liceo classico. Amo la scrittura anche se il mio cuore è occupato da un'altra passione, quella per l'uncinetto con cui creo dei piccoli capolavori. Su Nanopress.it mi occupo di economia.

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