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Donald Trump: candidato a presidente che parla per slogan razzisti e violenti

Un video postato sulla pagina Facebook di Donald Trump l’8 settembre domanda agli spettatori: “avete problemi ad addormentarvi la notte? Troppa energia? Avete bisogno di calmarvi?” Le immagini mostrano Jeb Bush, diretto concorrente di Trump alle primarie dei repubblicani, mentre parla ad un comizio. La telecamera indugia su un ragazzo mezzo addormentato dietro a Bush. “Jeb. Vi aiuterà ad addormentarvi.” Il filmato ha più di un milione di visualizzazioni. “Sostenitori di Jeb: svegliatevi!” dice la didascalia.

Che cosa ha lanciato un uomo senza esperienza politica in cima alla lista dei candidati repubblicani? Cosa ci vuole per diventare il capo di una nazione di milioni di persone con un sistema burocratico complicato e delicati temi da affrontare? Analizzando la scalata nei sondaggi di Donald Trump, possiamo discutere sui fattori che l’hanno resa possibile. Primo su tutti: un lessico potente. Donald Trump parla il gergo degli americani scontenti del proprio governo, della massa che vuole “make America great again”, come sostiene lo slogan della campagna.

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Pubblicizzandosi come un capitano d’industria, un campione del capitalismo e un businessman brillante, Donald Trump affronta i problemi finanziari derivati dalla crisi economica vantandosi del proprio curriculum. Nell’ultimo dibattito dei candidati repubblicani alla biblioteca presidenziale di Ronald Reagan, Trump si presenta agli spettatori in questa maniera: “Sono Donald Trump (…) non è per menarmela se vi dico che ho fatto miliardi e miliardi di dollari avendo a che fare con gente in tutto il mondo. Voglio mettere questo talento a disposizione del paese per fare grandi affari e rendere nuovamente ricca la nazione.” La folla applaude soddisfatta. Donald Trump se la sta letteralmente menando di fronte a milioni di telespettatori, e la cosa funziona. L’intera campagna elettorale è basata su presunti successi finanziari, la brillante intuizione economica e la notevole scuderia di amici potenti ed influenti che Trump vanta.

In molti hanno discusso sulla logistica di ciò che Trump promette di fare. Uno dei punti ricorrenti della campagna elettorale promette di costruire un muro tra il Messico e gli Stati Uniti per tenere alla larga gli immigrati centroamericani, presentati al pubblico come “ladri e stupratori” in diverse occasioni. La BBC ha calcolato che un’opera del genere arriverebbe a costare agli americani fino a 13 miliardi di dollari. Analizzando le interviste e i discorsi di Trump, salta all’occhio la totale mancanza di specificità. Ciò non è importante, alla massa non servono nozioni specifiche. Una retorica aggressiva, punteggiata da osservazioni sarcastiche ed insulti pesanti, è ciò che ha attirato milioni di sostenitori.

Insultare la gente si è rivelata una strategia vincente. Al dibattito dei candidati repubblicani organizzato da Fox News il 6 agosto, Donald Trump ha avuto un battibecco con la presentatrice Megyn Kelly. “Signor Trump,” Kelly domanda, “lei ha chiamato alcune donne grassi maiali, cagne, sciattone e animali disgustosi.” Il pubblico ridacchia compiaciuto in attesa della risposta di Trump. “Solo Rosie O’Donnell!” risponde Trump, riferendosi ad una nota conduttrice televisiva sovrappeso. Un’esplosione di risate ed applausi si scatena dalla platea. Kelly può solo aspettare pazientemente che i presenti si calmino e smettano di ridere compiaciuti. A quel punto prova a dire che no, non era solo Rosie O’Donnell, ma è troppo tardi. La videocamera sorvola il pubblico, mostrando centinaia di persone felicemente rapite dalla scorrettezza politica di Trump.

Alla biblioteca presidenziale di Ronald Reagan, Donald Trump ha prodotto molto materiale per comici e critici. Riguardo Rand Paul, un altro candidato repubblicano, ha detto: “non l’ho mai attaccato per la sua apparenza fisica e credetemi, ci sarebbe un sacco da dire!” risate ed applausi. La lista prosegue; gli argomenti spaziano dal viso di Carly Fiorina, candidata alla presidenza, alla moglie messicana di Jeb Bush.

Donald Trump dimostra una personalità particolare di fronte alla telecamera. Una personalità che ha prodotto grazie a numerosi reality show, concorsi di bellezza e comparsate in televisione. Impersona la cultura del piccolo schermo americano e la gente ci si può relazionare. Utilizza grandi parole per promuovere piccoli fatti. Fa leva sul malcontento generale delle persone senza entrare nei particolari. Nel lessico di Trump, gli immigrati sono stupratori, ladri ed assassini, senza giri di parole. La paura e l’odio funzionano bene nel clima di difficoltà economica che il paese ha accusato negli ultimi anni. I sondaggi parlano chiaro: non essere politically correct, come lui stesso ha sostenuto, funziona. La gente è abituata a parole forti ed è pronta ad abbracciarle in un dibattito politico.

Monica Langley, giornalista del Wall Street Journal, ha intervistato Trump nel suo ufficio a Manhattan il 13 settembre. Langley gli chiede: “Pensa che sia arrivato il momento di dare più sostanza, più carne, a ciò che intende fare come candidato presidenziale?” Trump risponde: “Non credo che alle persone interessi. Hanno fiducia in me, sanno che quel che faccio è giusto.

Donald Trump sa esattamente ciò che lo ha portato in cima alla classifica dei candidati repubblicani. Non è un piano politico concreto e specifico che annoia la gente, bensì lo show che mette su nel promuovere un manifesto inesistente. E’ lui stesso il primo ad ammettere che alla gente non interessa la “carne” che tanto piace ai giornalisti come Monica Langley, ciò non è importante. Quel che è importante è dare l’immagine di un uomo forte, qualcuno pronto a raddrizzare l’America. In quale maniera? L’intervista continua.

Abbiamo bisogno di competenza.” Dice Trump. “Basta con l’essere buoni! Questa sarà un’elezione basata sulla competenza. Siamo stufi di essere battuti dalla Cina, dal Giappone, dal Messico e da ogni singola nazione con cui facciamo affari!” Zero dettagli, molto carisma.

Giorgio Ausenda

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