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Categories: Economia

Dipendenti pubblici, cosa cambia nel 2017: telelavoro, part time e asili nido

Giorni intensi per il pubblico impiego che attende la direttiva firmata dalla ministra Marianna Madia per l’attuazione della riforma della Pubblica Amministrazione che porta il suo nome. Il governo è al lavoro per mettere mano a una serie di cambiamenti che si preannunciano epocali per la P.A., a partire dal telelavoro: dopo anni di miraggi, anche il pubblico potrebbe aprirsi alle novità tecnologiche e alla possibilità di lavorare da casa permettendo così di conciliare lavoro e famiglia. Dopo la stretta sui furbetti del cartellino con le novità in materia di visite fiscali, il governo, forte della delega sulla riorganizzazione del pubblico impiego, vuole mettere mano all’intero settore con l’obiettivo di modernizzare il settore in modo da adeguarsi ai ritmi delle famiglie italiane, intesi come utenti ma soprattutto come lavoratori.

Il Testo Unico del Pubblico Impiego, a cui sta lavorando la ministra Madia e Maria Elena Boschi, a cui è rimasta la delega delle Pari Opportunità, dovrebbe arrivare in settimana per l’approvazione in Consiglio dei Ministri. Al centro del testo ci saranno le nuove formule di lavoro flessibile a partire dal telelavoro fino ad arrivare al part time.

Aprire il pubblico impiego al telelavoro è il primo obiettivo della legge delega. Scopo è svecchiare il settore e avvicinarlo alle tecnologie e alle esigenze delle famiglie e dei lavoratori. La bozza, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, dovrebbe prevedere delle quote fisse di personale che dovrebbe essere messo nelle condizioni di svolgere il proprio lavoro anche da casa, con una soglia di almeno il 10 percento dal 2018.

Nell’ottica di conciliare famiglia e lavoro, la direttiva punta ad aiutare i nuclei familiari con figli, rivolgendosi in special modo alle donne, garantendo loro maggior aiuto in vista del rientro al lavoro. Per questo, il ministero ha in mente di siglare convenzioni con asili nido e scuole d’infanzia per facilitare ai dipendenti pubblici l’iscrizione dei figli. Per quanto riguarda il periodo estivo, la direttiva prevede che le amministrazioni stringano accordi per organizzare campi estivi per i bambini che hanno finito la scuola.

Non che sia una novità, ma il part time rimane ancora un miraggio per molti dipendenti pubblici che non riescono ad accedervi. Secondo le ultime stime, il settore pubblico ha solo il 5,6% di dipendenti a part time. Per questo motivo la direttiva vorrebbe mettere mano a questo argomento, rimodulando in modo da renderlo più semplice, favorendone così l’uso.

Se da una parte si apre alle nuove esigenze, dall’altra si chiude con i cosiddetti furbetti del cartellino. La direttiva prevederebbe una stretta sui licenziamenti con l’introduzione di motivazioni che faranno scattare l’allontanamento immediato. Tra queste ci saranno gravi e reiterate violazioni del codice di comportamento a partire dalla falsa attestazione della presenza e lo scarso rendimento.

Stretta anche contro l’assenteismo, con controlli più serrati per le assenze a cavallo di ponti e giorni festivi: la materia è regolata dagli accordi presi con l’Inps nel nuovo piano delle visite fiscali.

La direttiva dovrebbe avere anche il piano di assorbimento dei precari e un nuovo sistema di assunzione in base ai piani triennali dei fabbisogni delle amministrazioni. Stop infine ai premi di produttività così come li conosciamo oggi: la legge delega introdurrà un sistema di valutazione in cui saranno organismi indipendenti, con il coinvolgimento dei cittadini, a indicare i dipendenti più meritevoli e produttivi.

Lorena Cacace

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