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Categories: Motori

DeLorean DMC-12, l’auto della trilogia di Ritorno al futuro

E’ improbabile che ne abbiate vista una circolare nelle nostre strade, si tratta di un’auto prodotta esclusivamente per gli americani, anche se contiene un’importante porzione d’italianità. Non ha nemmeno goduto di una particolare fortuna commerciale, considerando che non era un modello di lusso. Tuttavia è diventata molto celebre, quel tipo di popolarità che solo il cinema può costruire. E’ la DeLorean DMC-12, meglio conosciuta come l’auto di “Ritorno al futuro“.

Back to the Future, questo era il suo titolo originale, è una trilogia di film diretti da Robert Zemeckis e prodotti dalla Amblin, lo studio di Steven Spielberg. Le pellicole uscirono nel 1985, poi nel 1989 e nel 1990. Protagonisti Michael J. Fox e Christopher Lloyd.
C’è chi colloca nella fantascienza tali film, in realtà si tratta essenzialmente di fumettoni pieni d’azione infarciti di pseudo-techno-bla-bla-bla e alleggeriti ogni tanto da sapienti intermezzi da commedia. Ma l’azione, quando è ben congegnata, è una sicura via al successo e questi film incassarono denaro a palate, soprattutto il primo.

La storia s’inserisce nel filone dei viaggi nel tempo. Emmett Doc Brown (Lloyd), scienziato eccentrico al limite della follia, ma buono, costruisce una macchina del tempo utilizzando appunto una DeLorean DMC-12. Accidentalmente il teenager Marty McFly (Fox) viene spedito indietro nel tempo, nel 1955. Seguono tutti i cliché del genere, in particolare quello dei paradossi temporali. I due sequel sono semplici variazioni sul tema, non altrettanto riuscite, ma i dollari sono dollari.

A noi ora interessa la DeLorean DMC-12. Possiamo anche chiamarla semplicemente DeLorean, perché si tratta dell’unico modello mai costruito da questa casa. L’idea nacque intorno alla metà degli anni ’70 da John DeLorean, ex vicepresidente della General Motors, e da William Collins, ex capo ingegnere della Pontiac. I due volevano un’auto sportiva per il mercato americano, da vendere però ad un prezzo accessibile al grande pubblico.
Per avere successo, un’auto deve mostrare un design accattivante; se poi è sportiva, questo parametro diventa ancora più importante. Quindi DeLorean e Collins nel 1974 si rivolsero a Giorgetto Giugiaro e alla sua Italdesign.
La commissione aveva i seguenti mandati: sportiva a due posti secchi e motore posteriore, dall’aspetto immediatamente riconoscibile. Detto, fatto: portiere ad ali di gabbiano, carrozzeria in acciaio spazzolato non verniciata, ed ecco la DeLorean DMC 12. Il numero in origine doveva indicare il prezzo, previsto a 12.000 dollari; invece fu notevolmente superiore, nel 1981 aveva un listino di 25.000 dollari.

Il vestito era certamente molto interessante, però al momento sotto non c’era nulla. Si doveva ancora scegliere il motore. Inizialmente l’idea era di montare un motore rotativo Wankel, ma poi fu abbandonata. La scelta alla fine cadde su un propulsore costruito dal consorzio Peugeot-Renault-Volvo. Si trattava di un V6 2.5 derivato dal 2.7 della Renault 30.

Per essere una macchina americana, la DeLorean nella realtà fu tutta europea: dopo la carrozzeria italiana e il motore francese, ci fu la progettazione del telaio affidata a Colin Chapman e alla sua Lotus. Infine l’assemblaggio fu eseguito nella fabbrica di Dunmurry, in Irlanda del Nord (c’erano 100 milioni di sterline di finanziamento statale).
Le prestazioni non erano entusiasmanti. L’accelerazione 0-60 miglia orarie (97 Km/h) fermava i cronometri solo a 10″5. Successivamente ci fu il progetto di sviluppare una versione turbocompressa; i prototipi costruiti erano velocissimi (0-60 miglia in 5″8), al livello della Corvette; tuttavia la compagnia fallì prima che potesse cominciare la produzione di questa variante.

Sì, perché la DeLorean ebbe una vita brevissima. La produzione cominciò solo nel 1981, nonostante fosse stata prevista nel 1979. Fino al 1982 vennero prodotti circa 9.200 esemplari. Poi quell’anno John DeLorean venne arrestato con l’accusa di traffico di droga, ma successivamente fu prosciolto. Però questo diede un colpo fatale all’azienda, che dichiarò bancarotta al termine del 1982. Marchio e asset vennero rilevati da un’azienda del Texas. Nel 2009 venne prodotto un nuovo modello aggiornato, tuttavia aveva un prezzo superiore ai 50.000 dollari. Si parla ora di una produzione limitata che dovrebbe arrivare nel 2017, 50 unità all’anno per sei anni intorno ai 100.000 dollari.

Roberto Speranza

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