Il governo tecnico è un esecutivo non politico, formato da “tecnici”, chiamato a governare in una situazione di emergenza economica o sociale. Questo tipo di governo viene appoggiato da tutte o quasi le forze politiche, dopo che queste non erano state in grado di dar vita a un governo stabile, dotato di una maggioranza solida. L’ultimo caso di governo tecnico in Italia è stato quello di Mario Monti.
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Il governo tecnico si distingue dal tradizionale governo politico proprio perché privo di un indirizzo ideologico legato ai partiti, e perché non eletto ma nominato dal presidente della Repubblica. Si tratta di un esecutivo “di transizione, costituito per il disbrigo delle questioni correnti, in attesa di un chiarimento della situazione politica”, nonché “un governo privo di una solida base politica e destinato a durare per un periodo limitato di tempo, con il compito di espletare unicamente funzioni amministrative, in attesa che si risolva una crisi politica in atto”. È simile, senza esserne necessariamente sinonimo, al governo istituzionale, al governo di larghe intese e al governo di scopo. Si dice tecnico perché composto da tecnici, appunto, esperti e funzionari nei settori strategici ed esterni alla vita politica attiva.
I governi tecnici in Italia
Sono stati definiti governi tecnici quelli guidati da Lamberto Dini (biennio 1995-1996) e da Mario Monti (novembre 2011-aprile 2013). In realtà qualcuno ha usato il termine tecnico per indicare anche quello di Carlo Azeglio Ciampi (1993-1994), il primo presieduto da un non parlamentare: colui che in seguito sarebbe diventato presidente della Repubblica era infatti governatore della Banca d’Italia. Il suo governo tuttavia era composto soprattutto da politici. Per lo stesso motivo non è stato considerato del tutto tecnico il governo Amato (2000-01).
Il primo caso di governo tecnico della Seconda Repubblica, in quanto interamente composto da personalità tecniche, fu il Governo Dini. L’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro affidò a questi l’incarico, dopo la caduta del primo Berlusconi a causa della sfiducia. Il destino ha voluto che fosse di nuovo un esecutivo del Cavaliere a cadere, anticipando la formazione di un altro governo tecnico. Quello di Monti fu giudicato un governo di emergenza, vista la grave crisi economica che avvolgeva il Paese. Crisi che rendeva necessaria l’approvazione immediata di alcune misure di austerità. Il capo dello Stato Giorgio Napolitano, consapevole che i tempi per una nuova tornata elettorale sarebbero stati lunghi e deleteri per l’Italia, optò per affidare il governo al professore.
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