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Conto salato per i turisti a Venezia: sull’Independent la guida ‘Come non farsi spennare in Italia’

E’ di qualche giorno fa la notizia della lettera del turista di origini asiatiche in visita a Venezia che ha scritto al sindaco Luigi Brugnaro per aver pagato un conto salatissimo in un ristorante della romantica città italiana. La risposta del primo cittadino veneziano ha generato non poche polemiche, ma la vicenda è rimbalzata anche fuori dai confini italici, tanto che l’Independent ha pubblicato un articolo-guida dal titolo: ‘Come non farsi spennare in Italia’.

L’Italia è il Bel Paese, si sa, le bellezze storiche e culturali della nostra penisola sono ineguagliabili e innegabili, anche se non sempre i turisti testimoniano di aver vissuto belle esperienze. Ad amplificare l’eco generata dalla vicenda dei turisti a Venezia che hanno pagato un conto salatissimo in un ristorante, la giornalista Julia Buckley che ha scritto un articolo guida sull’Independent in cui spiega alcune ‘dritte’ su come fare per non spendere troppo quando si sta in vacanza, in Italia come nel resto del mondo.

”This is why you shouldn’t go to Venice, some said. This is Italy all over, said others – they’re always trying to rip you off”: ‘ecco perché non dovresti mai andare a Venezia, scrive qualcuno, Questa è l’Italia, cercano sempre di fregarti’, scrive un altro lettore, ma a cercare di fare chiarezza su come vanno davvero le cose, ci ha pensato la Buckley che spiega in pochi passaggi come si evita la fregatura in Italia.

In sostanza in Italia non succede niente di diverso da altri posti prettamente turistici in giro per il mondo: se si va a Parigi, Londra, Barcellona, ​​Mosca, New York o Buenos Aires, si avranno più o meno le stesse esperienze ‘da turista’ che si possono vivere a Venezia o a Firenze. Quindi, per evitare brutte sorprese e non cadere nelle solite ‘trappole per turisti’, occorre essere sempre molto vigili, controllare i prezzi dei prodotti che si stanno ordinando, non accettare proposte o ”offerte” da parte dei camerieri, perché appare chiaro che se al ristorante vi propongono un extra di ostriche, con tutta probabilità non sarà contemplato nel prezzo del menù turistico ‘tutto compreso’.

Detto questo, la giornalista mette in guardia i suoi lettori: ci sono alcune cose da ricordare che ti possono salvare dai guai se sei in vacanza in Italia. Essendo l’Italia rinomata per la sua ottima cucina, gli accorgimenti maggiori dovranno essere presi principalmente proprio se parliamo di cibo. In sostanza, un museo o un’attrazione ha un costo di biglietto fisso, ma se abbiamo fame e vogliamo mangiare, a decidere i prezzi sono i ristoratori e i commercianti, ecco perché bisogna stare sempre attenti quando si entra in un locale.

In Italia, racconta la Buckley, se sei nel bar turistico più turistico di Roma o in un piccolo caffè in un villaggio calabrese, non c’è molta differenza: la pratica standard è quella di addebitare un plus per i clienti che siedono ai tavoli, rispetto ai clienti che restano in piedi vicino al bancone. Alcuni esercizi non presentano il listino dei prezzi attaccato sulle pareti, ma per legge deve essere esposto. Se non c’è potete richiederlo e devono darvelo, così potete controllare i prezzi al banco e al tavolo. Se in alcuni locali la differenza è di pochi centesimi di euro, a Venezia, in piazza San Marco, un caffè che normalmente costa 2 euro può costare anche 15, se sedete al tavolo.

Il vademecum prosegue con alcuni consigli per gli amanti del pesce: “quello fresco in Italia è normalmente prezzato a peso, quindi, a meno che abbiate in valigia una bilancia, dovete affidarvi ai ristoratori. La grande maggioranza prezzerà correttamente, ma occorre stare attenti a chi vuole approfittarne, perché è facile che un secondo di pesce venga fatto pagare molto salato: “Sono stata raggirata così, pur parlando un italiano fluente. Ciò non significa che non possiate ordinare pesce, ma che dovete ordinarlo con attenzione”, specificando la taglia del pesce fresco in questione e chiedendo quanto costa al chilo.

Lo stesso vale per la carne. Buckley spiega: “Anche se la maggior parte dei tagli saranno prezzati ‘al piatto’, alcune pietanze, come la bistecca fiorentina, saranno prezzate al peso. Controllate sempre sul menu se i piatti hanno il prezzo totale o al peso, come “€ 8 all’etto” o “100g””.

Il costo del coperto ‘potrebbe essere 50 centesimi, ma se siete in un posto molto elegante potreste pagare anche 4 euro. Non potete evitarlo, ma potete evitare gli ‘extra’: se vi offrono altri cubi (pane, bruschette, antipasto veloce, olive) – è meglio controllare il costo e se è incluso nel menu che avete scelto. Ad esempio: il pane è abitualmente compreso nel coperto, ma non sempre. Stessa cosa per l’amaro a fine pasto, solitamente è offerto dalla casa, ma non sempre. C’è da prestare attenzione anche ai dolci a fine pasto. Una piccola porzione di tiramisù potrebbe costarvi carissima.

E poi c’è il capitolo scontrino. “In Italia è illegale non rilasciare una ricevuta dettagliata – continua la giornalista – perciò non esitate a chiederla, e controllate che siano riportate tutte le singole voci di ciò che avete ordinato, perché spesso i ristoratori consegnano una ricevuta che riporta soltanto il totale del conto.

Infine i taxi: il consiglio della giornalista è di “controllare i prezzi ufficiali. I tassisti romani, in particolare, hanno una cattiva reputazione – ci sono tanti tizi che all’aeroporto di Ciampino insistono chiedendo cifre astronomiche per una corsa in città, quando il prezzo fisso di 30 euro è scritto sullo sportello”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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