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Ciclista donna batte il record sul percorso di mountain bike più difficile del mondo

Il nuovo record femminile del Divide Tour, il percorso più difficile del mondo dedicato alla mountain bike, è stato vinto da Lael Wilcox, una quasi sconosciuta 28enne che viene da Anchorage, in Alaska. Lael è riuscita a fare meglio delle precedenti, migliorando il tempo con un vantaggio di due giorni e fermando dunque il cronometro dopo aver percorso un totale di 2.745 miglia in 17 giorni, 1 ora e 51 minuti. E tutto questo nonostante la sua mancanza di esperienza e una brutta infezione al torace che l’aveva colpita durante la prima metà di gara.

Nel mese di giugno scorso, prima di arrivare alla linea di partenza a Banff, Alberta, ha guidato 2000 miglia in solitario dalla sua casa a Anchorage, con solo una settimana di riposo, per la più lunga gara di corsa in mountain bike al mondo. A differenza del Tour de France, i ciclisti non hanno un team di supporto e devono fare affidamento su se stessi per il cibo, l’acqua e la manutenzione della bici.

Alla fine è arrivata sesta in una graduatoria complessiva di oltre 150 concorrenti. Durante tutta la durata della corsa ciclistica (2700 miglia fuori strada), non ha mai fatto la doccia, non ha mai dormito in una casa, e mangiava solo una volta al giorno. Invece, nonostante una caduta che gli ha procurato una spalla contusa e un ginocchio sanguinante, la tenace ciclista ha spinto verso il traguardo.

Il percorso di gara utilizza sentieri che corrono lungo il Continental Divide, ovvero lo spartiacque che divide il Nord America fra il bacino dei fiumi che finiscono nell’Oceano Atlantico e quelli che finiscono nell’Oceano Pacifico. Un percorso che va da Alberta, in Canada fino a Antelope Wells, Nuovo Messico, località che si trova proprio al confine con il Messico, e che comporta un grande sacrificio per i corridori, che si trovano a dover sfidare oltre 60 chilometri di cambi di pendenza.

Visto il suo risultato straordinario, Lael Wilcox ha detto di sentirsi felice di essere fonte di ispirazione per gli altri ciclisti agli inizi. ”Mi guardano, e sembra vogliano dire ”se lei, piccolina, ha fatto questo, forse posso fare qualcosa anche io”. E questo è un bene. ”Voglio permettere alle persone di avere un modello a cui ispirarsi. Voglio dire, smettete di trovare scuse. Almeno provateci!?”.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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