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Cronaca

Cerciello Rega, la Cassazione annulla le condanne ai due cittadini americani

Una sentenza che ha lasciato di sasso tutti. Per l’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, sono state annullate le condanne ai due cittadini americani, rispettivamente condannati a 22 e a 24 anni di carcere.

Mario Cerciello Rega, il vice brigadiere ucciso – Nanopress.it

La Cassazione, infatti, con la sua decisione ha lascato i familiari del Militare senza parole. Vediamo insieme cosa è successo.

Cerciello Rega, annullate le condanne

Era il 2019 e, nel quartiere Prati a Roma, il vice brigadiere dei Carabinieri, Mario Cerciello Rega veniva ucciso da 11 coltellate. Ad ucciderlo sono stati due turisti americani, tali Gabriel Natale Hjorth e Finnegan Lee Elder. I due, individuati ed arrestati, sono stati, in primo grado, condannati rispettivamente a 22 e a 24 anni di carcere.

Ma ieri, la sentenza della Cassazione ha ribaltato tutto, annullando le precedenti condanne per i due e portando la giustizia a ricalcolare la pena da infliggere ai due arrestati. Una decisione che ha lasciato senza parole i familiari del Carabiniere, a partire da sua moglie, presente a tutte le udienze.

Per il primo dei due cittadini americani, Finnegan Lee Elder, la condanna avuta in primo grado a 24 anni è stata annullata “con rinvio sulle circostanze aggravanti e sulla sussistenza del reato di resistenza a pubblico ufficiale”. Per l’altro, invece, Gabriel Natale Hjorth, anche la sua condanna a 22 anni è stata annullata “con rinvio riguarda l’accusa di concorso in omicidio”.

La tesi della difesa dei due americani è stata, quindi, ritenuta credibile dalla stessa Cassazione. Tale tesi afferma che i due americani non avevano capito che sia Cerciello Rega che il suo collega con lui presente, Andrea Varriale, erano uomini dell’Arma dei Carabinieri. Questo porterà, quindi, la Corte di Appello a rivedere al ribasso la condanna e gli anni di pena da scontare per Elder. Per l’altro accusato, invece, Hjorth potrebbe addirittura cadere l’accusa di concorso nell’omicidio, tanto da poter arrivare, sempre per quest’ultimo, addirittura l’assoluzione da tutte le accuse.

Dall’altro lato, invece, la Procura aveva chiesto la conferma delle condanne, poiché il giorno dell’omicidio, Mario Cerciello Rega era stato disarmato e, dopo essersi identificato come Carabinieri, è stato accoltellato con 11 fendenti, nel giro di pochi secondi.

A questo punto della sentenza sono gli avvocati dei due cittadini americani ad esser felici per la sentenza: “Esprimiamo grande soddisfazione, abbiamo finalmente qualcuno che ha sentito le nostre ragioni. Adesso si apre una nuova pagina nel processo” – ha affermato l’avvocato di Hjorth.

Elder e Hjorth – Nanopress.it

Una sentenza che lascia di stucco i familiari del Carabiniere

Le sentenze hanno ricostruito quei drammatici minuti dettaglio per dettaglio, partendo dal fatto che il vice brigadiere Rega non aveva motivo di aggredire Elder, il quale ha subito tirato fuori il coltello ed ha aggredito il Carabiniere, perché Cerciello Rega si era qualificato come forza dell’ordine.

Un omicidio che si è consumato la notte del 26 luglio del 2019. I due cittadini americani, poi arrestati, dopo un tentativo fallito di acquisto di droga, rubarono lo zaino di Sergio Brugiatelli, che, in Piazza Mastai, aveva indicato loro il pusher dal quale potevano rifornirsi. Fu lo stesso Brugiatelli a chiedere l’intervento dei Carabinieri al 112.

Da lì, l’arrivo dei carabinieri Cerciello Rega e Varriale. Quando i due carabinieri cercarono di bloccare i due americani, Elder reagì estraendo un coltello che aveva con se e colpì Cerciello Rega con 11 coltellate, prima di fuggire insieme all’amico Hjorth. Si rifugiarono nell’albergo che li ospitava lasciando Cerciello Rega li sull’asfalto mentre il collega Varriale cercava di soccorrerlo.

Grazie alle testimonianze e ai video delle telecamere di sorveglianza, i due americani furono individuati ed arrestati, proprio mentre i due cercavano di lasciare l’Italia con i biglietti aerei già pronti. La prima condanna a 22 e a 24 anni di carcere e, ora, una sentenza che ribalta tutto.

Rosalia Gigliano

classe 1989, di Napoli. Sono laureata in Filologia Moderna e, dal 2013, sono anche una giornalista pubblicista. Fra le mie principali passioni ci sono la lettura e la scrittura, passioni che sono diventate poi, mano mano, il mio mestiere. Tutto ciò che fa cultura e che può ulteriormente arricchire sia me che mi sta intorno, sono il mio pane quotidiano. Scrivo su Nanopress.it dallo scorso giugno 2022, occupandomi prevalentemente di cronaca (nazionale, ma anche estera) nella mia funzione di redattore. Incontrare il team di Nanopress.it è stata una scelta che rifarei ancora ed ancora, perché mi ha riportata dove è nata la mia passione per il giornalismo: il mondo della cronaca.

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