Ancora viva quando fu sgozzata con un taglio alla gola rivelatosi fatale: sarebbe questa la ricostruzione dei periti sulla morte di Carol Maltesi, la giovane mamma uccisa e fatta a pezzi a Rescaldina (Milano) nel gennaio scorso.
Carol Maltesi avrebbe subito diversi colpi di martello alla testa, ma sarebbe stata ancora in vita quando l’assassino le avrebbe sferrato una coltellata alla gola ponendo fine alla sua esistenza. A causare la morte della 26enne, secondo i medici legali, sarebbe stato proprio quel fendente e la donna, prima della lesione fatale, si sarebe potuta salvare.
Secondo i medici legali, riporta Il Corriere della Sera, Carol Maltesi poteva essere salvata. Dopo essere stata aggredita a martellate, se il killer si fosse fermato e avesse allertato i soccorsi la donna avrebbe potuto avere chance di sopravvivenza.
Difficile, per i periti, capire eventuali conseguenze neurologiche ma con buona probabilità il decesso della 26enne sarebbe stato scongiurato. Un finale alternativo che invece non si è concretizzato, perché chi ha colpito Carol Maltesi, secondo la ricostruzione, avrebbe concluso l’atroce azione omicidiaria senza pietà e persino cercando di darla alle fiamme.
In carcere, reo confesso ma da subito contrario all’idea di aver premeditato il delitto, c’è un vicino di casa 43enne di Carol Maltesi, Davide Fontana, accusato dell’efferato omicidio.
Stando all’accusa, riporta ancora Il Corriere della Sera, l’uomo l’avrebbe colpita con un martello alla testa per poi sferrare un fendente alla gola. Un taglio che si sarebbe rivelato fatale.
Dopo aver ucciso Carol Maltesi, il presunto assassino ne avrebbe fatto a pezzi il corpo per conservarlo in un congelatore fino alla terribile scoperta dell’orrore, avvenuta il 28 marzo scorso, quando i resti della vittima sarebbero stati trovati in alcuni sacchi della spazzatura in un dirupo di Borno.
Arrestato poco dopo, Davide Fontana avrebbe confessato le sue responsabilità agli inquirenti negando la premeditazione del delitto.
Secondo quanto trapelato dalle indagini, il movente sarebbe da individuare nella decisione della vittima di trasferirsi nel Veronese.
A confermare questa prospettiva sarebbe stato l’ex compagno di Carol Maltesi, che in aula avrebbe testimoniato di averla convinta a trovare una sistemazione che le consentisse di stare più vicina al loro bimbo.
Dopo aver ucciso la 26enne, Fontana avrebbe portato avanti una messinscena fingendosi la vittima nelle conversazioni intrattenute via sms con parenti e amici.
Spacciandosi per lei, avrebbe risposto dal telefonino della donna forse nel tentativo di prendere tempo e organizzare la fase successiva all’omicidio, quella dell’occultamento del cadavere.
Un’attività che sarebbe andata avanti per quasi due mesi e mezzo prima che l’agghiacciante realtà venisse a galla.
“Mi scriveva che era a Dubai, che c’erano problemi per telefonarci” avrebbe dichiarato ancora l’ex compagno parlando dei messaggi che avrebbe ricevuto dall’utenza di Carol Maltesi quando invece la 26enne era già morta.
L’ultimo sms dal numero della vittima sarebbe datato 21 marzo, ma Carol Maltesi era stata uccisa mesi prima e nessuno lo sapeva.
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