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Caos rifiuti a Roma, a rischio 270 lavoratori della coop 29 giugno senza un nuovo bando Ama

[didascalia fornitore=”ansa”]Raccolta rifiuti a Roma[/didascalia]

La cooperativa 29 giugno, diventata uno dei simboli di Mafia Capitale e finita su tutti i media dopo l’arresto di Salvatore Buzzi, rischia di licenziare 270 lavoratori per un bando Ama sulla raccolta dei rifiuti fermo. Da giorni i lavoratori della cooperativa, oggi commissariata e gestita dal presidente Flaviano Bruno, nominato reggente su indicazione dell’Autorità Giudiziaria, presidiano piazza Santi Apostoli, sede dell’assessorato all’Ambiente di Pinuccia Montanari, per chiedere chiarimenti sul loro futuro. A preoccupare è l’appalto, aggiudicato nel 2015, per la raccolta differenziata delle utenze non domestiche del I, II e IV municipio e nei mercati rionali, in scadenza al 30 ottobre e senza alcuna gara d’appalto all’orizzonte. Da parte di Ama, dicono dalla cooperativa, non è arrivata alcuna notizia, mentre la società capitolina in una nota ha rassicurato che il servizio non si fermerà. Cosa sta succedendo alla cooperativa che è stata il simbolo del Mondo di Mezzo di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi?

Facciamo un passo indietro al 2015, quando la 29 giugno, affidata al nuovo curatore e rappresentante legale, Flaviano Bruno, vince un appalto con Ama per la gestione di due lotti della raccolta differenziata. La cooperativa è già commissariata e sta cercando di riprendersi dopo il ciclone di Mafia Capitale e la gestione Buzzi, e il rientro sul mercato sembra una buona notizia.

[npleggi id=”https://www.nanopress.it/cronaca/2017/09/28/mafia-capitale-cos-e-l-inchiesta-sulla-corruzione-a-roma-gli-indagati-il-processo-e-le-condanne/74815/” testo=”Mafia Capitale, tutto quello che c’è da sapere sull’inchiesta che ha sconvolto Roma”]

Allo scadere del contratto, Ama chiede di prolungare il servizio oltre la scadenza, ma la proposta viene rifiutata perché non sostenibile dal punto di vista economico. A quel punto la situazione si complica perché non viene fatto un nuovo bando per i due lotti della 29 giugno. A metà ottobre 2017 la municipalizzata chiarisce in una nota “che ritiene ingiustificata l’indisponibilità degli amministratori a proseguire il servizio nei termini previsti dal contratto sottoscritto e dal codice degli appalti”, e che, per non avere problemi, “si sta in organizzando per ovviare a tale ingiustificata posizione, al fine di garantire, senza soluzione di continuità, i prelievi delle frazioni di rifiuto differenziato presso tutte le utenze non domestiche attualmente servite”.

La municipalizzata conferma che non ci sarà alcuna interruzione “nel servizio di raccolta differenziata svolto per conto di Ama dalla cooperativa 29 giugno” e che si “continuerà anche dopo il 31 ottobre”, grazie ad altre ditte che già lavorano per altri municipi e che, “pur non essendo obbligate, si sono rese disponibili a colloqui per integrare il personale assorbendo maestranze della stessa Coop 29 Giugno”.

Il caos che si è creato intorno alla differenziata nel municipi I, II e IV e nei mercati rionali, rischia di aver una ricaduta enorme sui dipendenti della 29 giugno: sono infatti 270 i lavoratori a rischio licenziamento. In una nota, la cooperativa chiarisce di “non aver ancora attivato le procedure per il licenziamento collettivo” perché in attesa sulla modalità di “prosecuzione dell’appalto da parte di Ama”, e che, senza un nuovo appalto, non è possibile accedere alle procedure di cambio e attuare le fasi del passaggio del personale.

“È una situazione paradossale, kafkiana”, ci conferma Natale Di Cola, segretario Fp Cgil Roma e Lazio. “La società non ha attivato la procedura ma non ha più l’appalto, quindi dall’1 novembre i lavoratori rischiano di essere licenziati, mentre l’Ama conferma di non aver avuto nessuna notizia da parte della 29 giugno. Al momento dunque non si sa chi continuerà il servizio né con quale ditta”.

La situazione è in stallo. “Rimaniamo sbigottiti dalle istituzioni che non vogliono fare un tavolo per spiegare cosa sta succedendo, in particolare sul perché la 29 giugno non vuole proseguire e perché Ama non vuole accogliere le richieste della cooperativa”. L’attesa è ora per l’incontro che si terrà mercoledì alle 15 in Tribunale che potrebbe dare delle risposte ai 270 lavoratori a rischio: in caso di risposte negative, i sindacati confermano ulteriori mobilitazioni e uno sciopero per venerdì 27 ottobre.

[npleggi id=”https://www.nanopress.it/politica/2014/12/05/chi-e-salvatore-buzzi-la-storia-del-boss-delle-cooperative/41867/” testo=”Salvatore Buzzi e la 29 giugno, chi è il re delle cooperative di Mafia Capitale”]

Anche la proposta delle altre aziende di assorbire il personale della 29 giugno non è piaciuta ai sindacati. “Su 270 lavoratori ne prenderebbero circa 150, scelti da loro, senza aver chiarito con quali criteri e a quali condizioni. Se anche ci fosse un cambio di appalto, come farebbero a garantire lo stesso servizio con più di cento persone in meno?”. In tutto questo, prosegue Di Cola, “la 29 giugno ha chiesto l’intervento dell’Anac perché contesta le procedure di Ama”.

Il timore è che il peso della vicenda processuale si faccia sentire adesso, penalizzando i lavoratori della 29 giugno, che potrebbero pagare errori di altri. Cosa ancora più paradossale, tutto avviene mentre la gestione è sotto la tutela dello Stato. Buzzi, con la cooperativa, aveva garantito lavoro e soprattutto il riscatto sociale di tanti ex detenuti: paradossalmente, ora che è tornata la legalità con la garanzia delle autorità, i soggetti più deboli rischiano di pagare il prezzo più alto.

La paura tra i dipendenti è palpabile. “Stiamo vivendo una situazione drammatica perché siamo in un contenzioso tra l’azienda e Ama e non si riesce a uscirne”, ci racconta Michelangelo Misso, dipendente della cooperativa dal passato difficile, come ci aveva raccontato lui stesso. Ex camorrista e membro dell’omonimo clan, dopo aver pagato il debito con la giustizia ha trovato nella cooperativa 29 giugno la possibilità di riscatto. “Per me significherebbe distruggere il riscatto sociale a cui ho lavorato per anni. Se rimango senza lavoro, chi mi prende a 45 anni e con la fedina penale sporca? Per me è un dramma: ho una famiglia da mantenere, i figli che vanno a scuola e non saprei come mantenerli: preferirei morire piuttosto che perdere il lavoro”.

Lorena Cacace

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