Un muro di piante per sconfiggere l’aria viziata della propria abitazione: il Biowall è una recente realtà progettata da un gruppo di ricercatori della facoltà di ingegneria meccanica dell’Università di Purdue, per contrastare l’aria chiusa che si trova in interni, e che secondo un recente studio statunitense è dalle due alle cinque volte più inquinata dell’aria esterna, nonostante la presenza di smog e tubi di scarico per strada. Come è possibile questo? Secondo le analisi effettuate, a gravare sulla qualità dell’aria delle mura domestiche sono i composti organici volatili, che rendono l’inquinamento maggiore che fuori.
Questi composti organici volatili sono generati per lo più dai prodotti per la casa utilizzati solitamente, quali vernici e materie plastiche, ma anche dai tipici oggetti da ufficio, come le fotocopiatrici. Senza contare l’immancabile fumo di sigarette, che contribuisce a peggiore l’aria negli interni, e lo stesso dicasi per le stufe. Insomma, viviamo il 90 per cento della nostra quotidianità in caso o in ufficio, ma questo ci espone maggiormente all’inquinamento e ai relativi rischi per la salute, per cui è necessario ventilare continuamente l’aria: ma ciò comporta dei costi energetici, perché ogni volta, a seconda delle stagioni, bisogna poi riscaldare o raffreddare nuovamente la stanza dopo aver aperto le finestre. Per ridurre questi sprechi, ad alcuni scienziati è venuta in mente l’idea del Biowall.
Le proprietà intrinseche dei vegetali consentono infatti di ridurre la presenza di anidride carbonica nell’aria, attraverso la naturale fotosintesi: questo progetto nasce da un vecchio esperimento condotto dalla Nasa nel 1980, che aveva proprio dimostrato la capacità delle piante di catturare ed eliminare i composti organici volatili. I ricercatori hanno calcolato che, installando il Biowall negli uffici o nella propria abitazione domestica, si possono ridurre questi composti del 15 per cento, con una velocità di ventilazione tre volte superiore rispetto ai metodi tradizionali. Il prototipo realizzato è solo il primo passo, visto che gli scienziati hanno intenzione di trasformare il Biowall in uno strumento sempre più accessibile, riducendo il bisogno di manutenzione necessaria, e facendo in modo che possa abbattere ancora di più i consumi energetici.
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