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Categories: Ambiente

Autunno castagne: crisi del raccolto per colpa di un parassita cinese

Avremo un autunno senza castagne? Di sicuro non ci saranno molte castagne di produzione nostrana, a causa di un crollo della produzione che arriva a sfiorare anche il 90 per cento. La crisi del raccolto di castagne in Italia è stata denunciata dalla Coldiretti, ma purtroppo non si tratta del primo anno fortemente negativo su questo fronte, poiché già nel 2014 si erano registrati dati da panico, appena mitigati la stagione successiva dove i numeri ufficiali facevano sperare in una leggera ripresa. Ed invece il 2016 sarà di nuovo annus horribilis: colpa in parte dei cambiamenti climatici, con il contributo decisivo questa volta di un parassita cinese che ha messo in ginocchio la produzione nostrana.

Abbiamo più volte analizzato le problematiche generate dai cambiamenti climatici in agricoltura, e purtroppo anche la raccolta autunnale delle castagne subisce le conseguenze dell’impazzimento del clima: infatti un mese di giugno disastroso sotto il profilo meteorologico ha messo in ginocchio soprattutto le principali regioni produttrici, ovvero la Campania e le Marche, oltretutto quest’ultima provata anche dal sisma. Ma anche le regioni settentrionali, che pure registrano una lieve ripresa della produzione, sono alle prese con la grave siccità degli ultimi mesi: il risultato è che i cali della raccolta delle castagne in Italia sono generalizzati ovunque, e per quest’anno il nostro mercato dovrà necessariamente aumentare le importazioni, a vantaggio di Portogallo, Spagna e Albania.

Come se non bastassero gli effetti del mutamento climatico, a peggiorare la situazione vi è l’attacco del cinipide, un parassita cinese che aggredisce con veemenza gli alberi facendoli seccare, un po’ come accade con la xylella e gli alberi di ulivo. I rimedi per contrastare il parassita fortunatamente esistono, e nelle regioni settentrionali si sono visti risultati soddisfacenti nel contrasto all’azione del cinipide grazie al parassitoide Torymus sinensis, ma nel Mezzogiorno l’agente infettivo è giunto più tardi e ancora non sono state approntate le necessarie difese. Il risultato allora sarà una produzione totale di castagne italiane inferiore ai 20 milioni di chilogrammi, una vera e propria moria se consideriamo che appena 10 anni fa il numero era triplicato. Certo meglio del 2014 quando la produzione nazionale si attestò ben al di sotto dei 18 milioni di chili registrati l’anno precedente, ma poco consola la crisi oramai endemica della produzione, a fronte pure di una qualità nostrana che resta eccellente. Fino a quando infatti quest’ultima potrà reggere di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici?

Giulio Ragni

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