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Australia Day: la genesi di questa giornata e le celebrazioni

Oggi è il 26 gennaio, che per il popolo australiano significa una sola cosa: Australia Day. Questa è infatti la data in cui tutto il Paese festeggia, tra eventi, premiazioni, celebrazioni varie. Ma perché è proprio questa la data? Ecco tutto ciò che c’è da sapere al riguardo.

Australia – Nanopress.it

Il 26 gennaio tutta l’Australia fa festa, per quello che oggi si chiama Australia Day (ma che di nomi negli anni ne ha cambiati parecchi). Attenzione però: questa giornata è molto più controversa di quello che sembra, perché in realtà una parte dei cittadini non la apprezzano affatto, anzi.

Australia Day: dalla genesi ai nostri giorni

26 gennaio 1788. Il capitano Arthur Phillip si impossessa della colonia del Nuovo Galles del Sud, la prima colonia europea in Australia, e sbarca a Sydney Cove, l’insediamento che poi avrebbe dato vita alla città di Sidney.

26 gennaio 1808: nasce il cosiddetto First Landing, chiamato anche Foundation Day, che celebra in sostanza quello che era accaduto esattamente vent’anni prima.

26 gennaio 1818: passano altri dieci anni e per la prima volta in assoluto aii dipendenti del governo viene concesso un giorno di ferie. La stessa pratica, nell’arco di pochissimi anni, arriverà praticamente ovunque, dalle banche agli uffici pubblici e così via.

Facciamo un balzo nel 1888: la giornata prende il nome di Anniversary Day e diventa un’occasione per tutte le capitali delle colonie – eccetto Adelaide – di festeggiare. Il nome sarà destinato ancora e ancora, fino a diventare Australia Day, come in pratica ancora oggi è conosciuto.

Anche il tipo di celebrazione si è evoluta negli anni: inizialmente prevedeva infatti un intero fine settimana, mentre nel 1936 il Nuovo Galles del Sud decise di abbandonare quella che fino a quel momento era stata la tradizione e di adottare un unico giorno di festa, fermo restando che allora si chiamava ancora Anniversary Day.

Sarà solo nel 1946 che la celebrazione prenderà la forma che adesso conosciamo, perché fu quello l’anno in cui il Commonwealth e i governi dei singoli stati decisero di unificare i vari festeggiamenti in tutto il Paese e di indire appunto l’Australia Day, anche se in origine il vero e proprio giorno di vacanza fu fissato per il lunedì immediatamente successivo al 26 gennaio, mentre per arrivare a festeggiare il giorno stesso dovremo aspettare il 1994.

Una precisazione va fatta: possiamo dire che questa celebrazione si presta in un certo senso a svariate interpretazioni. Da un lato, infatti, vi sono i cittadini che vivono nella parte Ovest del Paese, che evidenziano puntualmente che gli inglesi sono riusciti a raggiungere quella zona solo nel 1791, dall’altro vi sono gli australiani aborigeni che continuano a chiamarla “Invasion Day” oppure anche “National Day of Mourning”, facendo un chiaro riferimento alla decimazione dei loro antenati e per protestare contro l’arrivo degli inglesi.

Addirittura nel 1938, William Cooper, un membro dell’Aboriginal Progressive Association, definì il 26 gennaio un “giorno di lutto” e, a questo proposito, basti pensare che ancora oggi alcuni di loro osservano quella che potremmo definire una sorta di “contro-celebrazione”. Questa giornata in pratica ha scatenato negli anni un acceso dibattito, al punto anche da indurre gli aborigeni a protestare per cambiare la data dell’Australia Day e rispettare i loro antenati. Proprio alla luce del fatto che la colonizzazione ha causato anche diversi morti, infatti, per loro e per gli abitanti dello Stretto di Torres il 26 gennaio resta una giornata intrisa di rispetto per la loro cultura, anche se dobbiamo aggiungere che alcuni di loro negli ultimi anni sembrano aver cambiato prospettiva da cui guardare l’accaduto, perché hanno iniziato a ringraziare che i loro antenati non siano stati completamente decimati dai coloni, dando quindi alla giornata il nome di Survival Day.

Australia Day – Nanopress.it

Per ovvi motivi, anche quest’anno, puntuale come sempre, è arrivata questa data (anche se, come abbiamo anticipato non tutta l’Australia oggi è in vena di fare festa), ma in cosa consistono le celebrazioni?

Le celebrazioni in tutto il Paese

La prima cosa da dire è che l’Australia Day è una giornata ricca di tradizioni – sia comunitarie che familiari – e che ovviamente non è un’occasione per tutto il Paese non solo di prendersi un giorno di ferie, ma è anche un’opportunità per assistere a cerimonie e premiazioni in diverse città del Paese.

I più importanti, prestigiosi e celebri riconoscimenti sono senza dubbio l'”Ordine dell’Australia” e l’“Australian of the year”, premi assegnati ad alcuni cittadini per gli eccezionali meriti conseguiti, ma anche l’Australia Day Achievement Medallion, riservato alle personalità civili che si sono distinte in qualche modo.

Ma non solo, perché i cieli di alcune città sono solcati dagli aerei dell’Air Force, che si esibisce ogni anno in uno spettacolo unico e in alcune città si possono ammirare anche i fuochi d’artificio. Inoltre in questa giornata generalmente il Primo Ministro australiano indirizza un discorso alla nazione.

Quest’anno, inoltre, stanno facendo il giro del momento le immagini di barche e traghetti con a bordo centinaia di persone e ospiti appartenenti a varie organizzazioni di beneficenza, che sfilano nella Baia di Sydney durante il Ferrython, uno degli eventi senza dubbio più famosi e iconici in assoluto, che si ripete ogni anno dal 1977 e si prefigge l’obiettivo di essere sempre più inclusivo.

Le ormai “classiche” imbarcazioni coloratissime, infatti, partono da Fort Denison e giungono sotto il ponte del porto di Sydney, dov’è fissato da tempo immemore il traguardo. Tutto questo avviene davanti a una folta schiera di spettatori, che da una serie di punti panoramici (tra l’altro gratuiti) fanno il tifo per il loro traghetto preferito. Ogni anno ne partecipano quattro e quest’anno sono: Catherine Hamlin, May Gibbs, Fred Hollows e Bungaree.

Insomma, l’Australia Day è una giornata tutta da scoprire e, anche per chi vive lontanissimo (più lontani di noi italiani, chi c’è?) è sempre un piacere per gli occhi assistere ad alcuni eventi iconici e vedere quanto la gente del posto si senta coinvolta nella celebrazione (al netto delle polemiche).

Anna Gaia Cavallo

Mi chiamo Anna Gaia Cavallo, ho 30 anni, sono nata a Salerno e lì ho vissuto fino ai miei 18 anni. Poi il viaggio verso Siena per l'università, la laurea in economia e gestione d'impresa e poi il ritorno nella mia città natale. Qui, dopo un anno di lavoro nel settore economico, ho capito che non era questa la strada giusta per me e ho deciso di seguire quella che era sempre stata la mia più grande passione fin da piccola: la scrittura. A quel punto ho lasciato tutto quello che avevo costruito nei sei anni precedenti e ho intrapreso un altro percorso, quello che mi ha portato a diventare giornalista. Iscritta all'albo dei pubblicisti della Campania dal 2019, dopo aver attraversato diversi mondi, sono approdata sul pianeta Nanopress nel 2022 come editor e qui amo occuparmi di cronaca e attualità, ma quando mi capita di scrivere di musica raggiungo il massimo del piacere.

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