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Attentato Manchester Arena, Salman Abedi è l’attentatore della strage al concerto di Ariana Grande

Salman Abedi in una foto tratta dal profilo Twitter di Breaking911

L’attentato alla Manchester Arena del 22 maggio, costata la vita a 22 persone, bimbi compresi, ha un colpevole. Secondo la polizia sarebbe un giovane di 23 anni, Salman Abedi, il presunto attentatore della strage al concerto di Ariana Grande. Le autorità non sembrano avere molti dubbi sulla sua identità e responsabilità nell’attentato: il capo della polizia di Manchester, Ian Hopkins, ha confermato che è morto durante lo scoppio dell’ordigno. Tra i quattro arresti eseguiti il 23 maggio c’è anche il fratello maggiore, Ismail Abedi. Salman, cittadino britannico nato a Manchester, sarebbe tornato da poco dalla Libia. “È morto sulla scena.“, ha aggiunto Hopkins che ha parlato di una rete che lo avrebbe aiutato. A parlare è anche il padre di Abedi: “Mio figlio è innocente“.

L’identikit dell’attentatore della strage alla Manchester Arena corrisponderebbe al profilo del tipico foreign fighters, giovani che hanno abbracciato il jihad andando nei luoghi dell’Isis e che, con la perdita di terreno in Siria e Iraq, stanno tornando a casa.

Amber Rudd, segretario degli Affari Interni del governo May, ha dichiarato che Salman Abedi era noto alle forze dell’ordine ma “solo in parte” e che non avrebbe agito da solo: anche il capo della Polizia di Manchester ha parlato di una “rete di terroristi” su cui ora indagano le forze dell’ordine.

Salman Abedi, chi è l’attentatore della strage alla Manchester Arena

Salman Abedi aveva 23 anni, era uno studente di economia ed era un cittadino britannico originario di Manchester dove era nato nel 1994, secondo di quattro figli di una coppia di oppositori del regime di Gheddafi scappati negli anni Novanta dalla Libia. La madre, Samia Tabbal, 50 anni, e il padre, Ramadan Abedi noto anche com Abu Ismail, agente di sicurezza, sono nati in Libia, a Tripoli, e sono emigrati in Gran Bretagna, vivendo prima a Londra, e poi nell’area di Fallowfield, a sud di Manchester, dove vivevano da almeno 10 anni.

Come ricostruisce il Telegraph, la zona di Whalley Range, quartiere a sud-est di Manchester dove Salman aveva frequentato il liceo, sarebbe anche il punto di riferimento del gruppo di dissidenti di Gheddafi che facevano parte del gruppo di combattimento islamico libico islamico (LIFG). Col fratello più grande e i genitori, il giovane sarebbe andato in Libia nel 2011 per partecipare alla guerra contro Gheddafi, entrando in contatto con gruppi jihadisti.

Secondo un amico intervistato dal Times, Salma sarebbe tornato di recente da un viaggio in Libia, ma questa informazione così come quelle relative ai viaggi con la famiglia nel 2011, sono al vaglio degli inquirenti e devono essere ancora confermate: una prima conferma è arrivata dal padre, raggiunto a Tripoli dall’Associated Press.

Il Guardian ha sentito diversi membri della comunità libica che conoscevano Salman Abedi: secondo il quotidiano, già prima che venisse rivelato il nome, c’era il sospetto che l’attentatore potesse essere uno dei loro giovani che avevano combattuto in Libia durante la rivoluzione del 2011, alcuni dei quali erano tornati a Manchester “traumatizzati e arrabbiati“.

Abedi viene descritto come “un giovane abbastanza timido e devoto, sempre rispettoso degli anziani“, a differenza del fratello Ismail, più vivace. “Sono stupito“, ha dichiarato al Guardian un membro della comunità libica di Manchester. “Era un ragazzo così tranquillo, sempre molto rispettoso verso di me. Il fratello Ismail è più gioviale, ma Salman era molto tranquillo“.

Salman e il fratello frequentavano la moschea di Didsbury, dove il padre, conosciuto come Abu Ismail all’interno della comunità, è una figura ben nota. “Abu Ismail sarà terribilmente sconvolto. Era molto contrario all’ideologia del jihad“, ha aggiunto l’intervistato che ha definito l’attentato alla Manchester Arena “nemmeno jihad, ma pura criminalità. La famiglia sarà devastata“.

Nel tardo pomeriggio del 24 maggio, il padre di Abedi ha parlato per la prima volta. “Mio figlio è innocente. Noi non crediamo nell’omicidio degli innocenti. Questo non siamo noi“, ha dichiarato all’AP che lo ha raggiunto a Tripoli. L’uomo ha poi confermato che il figlio era stato in Libia sei settimana fa e che aveva in programma un viaggio in Arabia Saudita.

Lorena Cacace

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