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Armi chimiche Siria, papà culla i due gemellini morti nell’attacco chimico a Idlib

L’attacco con armi chimiche in Siria ha distrutto un’intera famiglia, quella di Abdul Hamid Youssef, 29 anni, ritratto nella foto: è lui il papà che culla i due gemellini morti nell’attacco di Idlib. Sono i suoi figli, Ahmed e Aiya, di 9 mesi: oltre a loro, Abdul ha perso la moglie e 25 familiari, tutti morti a causa dei gas chimici. La foto è una delle immagini strazianti, postate sui social da diversi attivisti siriani, come Asaad Hanna, giornalista freelance e funzionario politico del Free Syrian Army. Le immagini provengono dal funerale dei due gemellini, con Abdul che li tiene stretti a sé, colmo di un dolore indicibile, di un padre che ha perso i figli, di un marito che ha perso la moglie, di un figlio, fratello, zio, nipote che ha perso tutta la sua famiglia.

L’attacco con armi chimiche in Siria ha scosso le coscienze addormentate dell’Occidente, apparso quasi sordo e cieco di fronte al dolore dei civili nel corso dei sei anni di guerra in Siria. Mentre Bashar al-Assad e la Russia di Vladimir Putin respingono ogni addebito sul regime di Damasco, col primo che dà la colpa ai ribelli, il secondo che parla di “fake news” o di un “errore” (la versione di Mosca è che per sbaglio si sia colpito l’arsenale di armi chimiche dei ribelli anti Assad), Abdul Hamid Youssef ha perso ogni lacrima.

Il giovane, proprietario di un negozio, ha raccontato i disperati tentativi di salvare la sua famiglia, colpita dal bombardamento, in una breve e toccante intervista alla Cnn.

Era con i figli e stava per fare un giro insieme alla madre quando è iniziato il bombardamento. “Stavano bene, in un primo momento, ma 10 minuti dopo abbiamo sentito l’odore“, ha raccontato all’AP. Quando ha capito che la situazione era grave, ha affidato i figli ai medici ed è tornato dentro quello che rimaneva delle mura di casa, lì dove aveva lasciato parenti e amici.

Ha cercato di salvare i fratelli, ma ha trovato solo i corpi: quello del fratello maggiore, quello del fratello minore Karim, dei nipotini, tutti riversi a terra. È tornato dai figli e li ha trovati già con le convulsioni, dovute ai gas delle armi chimiche.

Tutta la mia famiglia è morta. I miei due gemelli, Ahmad e Aya, mia moglie, sono stati uccisi“, racconta. Sono 25 i familiari di Abdul morti nell’attacco chimico in Siria. “Che comunità internazionale è quella che non ascolta la gente? Hanno ancora delle coscienze? Dove sono i leader arabi? Gli USA fanno solo quello che fa comodo ai loro interessi, mentre la Russia condivide gli interessi di Bashar“, chiede. “I miei figli non sono i primi a morire“, dice, prima di interrompersi in un pianto disperato.

Lorena Cacace

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