Torniamo a parlare di un’aggressione da parte di un orso, che stavolta in Arizona ha ucciso un campeggiatore di 66 anni.
L’uomo si trovava all’interno del campeggio di Groom Creek e l’animale si è avvicinato aggredendo l’uomo e trascinandolo poi per diversi metri davanti agli occhi atterriti dei vicini, che hanno provato a mandarlo via facendo rumore per cercare di spaventarlo. Purtroppo non c’è stato nulla da fare e il 66enne è morto nonostante l’intervento tempestivo dei soccorsi. L’orso è poi stato catturato e ucciso, fra le mille polemiche degli ambientalisti che anche davanti a una morte orrenda come questa, che al momento non trova spiegazione, hanno polemizzato.
La zona di campeggio di Groom Creek in Arizona è molto conosciuta e frequentata, particolarmente affollata in questo periodo estivo in cui finalmente stiamo godendo dopo diverse settimane di maltempo, si giornate soleggiate.
Purtroppo, un uomo di 66anni è rimasto vittima dell’attacco di un orso, che lo ha ucciso in maniera brutale davanti agli occhi degli altri ospiti del campeggio, trascinando la sua vittima fra le fauci per alcuni metri prima di abbandonarla definitivamente e poi cercare una via di fuga.
La notizia ha fatto in poche ore il giro del web, riportata inizialmente da alcune fonti locali che hanno chiarito che Steven Jackson, questo il nome della vittima, ha subito l’attacco ieri mattina intorno alle 8.
Non è chiaro cosa abbia indispettito l’animale selvatico, particolarmente diffuso nell’area poiché questa è ricca di zone boschive che costituiscono l’habitat naturale perfetto per questa specie. Forse è stato semplicemente mosso dal senso di fame, comunque nulla può far accettare la morte di un uomo che in quel momento non stava infastidendo l’orso in nessun modo, anzi si era svegliato da poco e stata eseguendo le attività mattutine di routine in rispettoso silenzio vista l’ora.
A fornire i dettagli della dinamica è stato lo sceriffo della contea di Yavapai, che sta seguendo il caso. Stando a quanto riportato dai vicini del 66enne, l’aggressione era già in corso quando si sono accorti di cosa stava accadendo, anzi sono state proprio le urla disumane di Steven a svegliarli ma si sono trovati impotenti mentre l’amico moriva davanti ai loro occhi. Inutile l’intervento dei soccorritori sanitari chiamati in quel momento, l’uomo era infatti già morto al loro arrivo, dilaniato dai morsi dell’enorme esemplare.
Una scena terribile che possiamo solo immaginare e un’aggressione che poteva provocare molte più vittime. L’unica cosa che hanno potuto fare i testimoni è fare molto rumore per cercare di scacciare l’enorme animale, che tuttavia è riuscito a trascinare la vittima per alcuni metri all’interno del campeggio, che si trova a 161 chilometri a nord di Phoenix, prima di darsi alla fuga.
Una fuga che però è durata poco, infatti prima di perderlo definitivamente di vista, l’orso-killer è stato abbattuto da un uomo che aveva con sé un fucile da caccia.
Ora la sua posizione è difficile da giudicare perché le autorità stanno valutando se c’era bisogno di uccidere l’animale oppure no, infatti ormai era tardi per salvare la vita all’uomo però è chiaro che si è agito d’istinto per salvaguardare gli altri all’interno del campeggio.
Sebbene sia illegale sparare o cacciare un orso a meno che non ci sia un pericolo imminente, appare chiaro a molti che il pericolo c’era eccome. Dalla parte dell’ordo però si sono schierati tanti animalisti che ancora una volta offrono una visione completamente diversa di aggressioni simili. Costituiscono una buona parte dell’opinione pubblica coloro che difendono gli animali anche davanti a fatti simili in cui ci sono vittime e quindi si va aldilà della semplice aggressione.
Il 66enne era originario di Tucson, area nota per essere una di quelle in cui gli orsi Grizzly sono una specie autoctona. Forse però c’è bisogno di rendere più sicure le aree in cui questi esemplari vivono, in primis per le persone che si trovano a transitare in tali zone. Forse quindi, la responsabilità di questi avvenimenti è esclusivamente delle autorità e delle amministrazioni locali, che dovrebbero mettere delle barriere o escogitare comunque un modus operandi che deve diventare prassi dove c’è anche solo il sospetto che degli animali selvatici possano avvicinarsi.
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