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Arbitri minacciati con proiettili: ma questo è ancora sport?

Arbitri costretti al pronto soccorso perché picchiati nei campionati dilettantistici. Arbitri denunciati dall’associazione consumatori che devono apparire in tribunale davanti ad un giudice di pace perché non hanno dato un rigore in una partita. Marcello Nicchi, Narciso Pisacreta e Nicola Rizzoli, rispettivamente presidente dell’AIA (Associazione Italiana Arbitri), vicepresidente dell’AIA e designatore arbitrale che ricevono buste contenenti proiettili in segno di minaccia. Giornalisti professionisti che dichiarano guerra al mondo arbitrale. Ma dove stiamo andando? Ma questo è ancora calcio, uno sport?

E la Figc (Federazione italiano gioco calcio) dov’è, cosa fa? Si sospende giustamente una giornata di campionato per un calciatore che muore, per il buon senso, e un’intera categoria, che di questo sport è uno dei principali addendi, duramente minacciata, non viene difesa? Ma allora questo buon senso dove alloggia?

Arbitri minacciati, cos’è successo nel dettaglio

Nel primo pomeriggio di ieri Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione italiana arbitri, ha indetto una conferenza stampa convocata nella sede di Roma. Questo quello che è emerso e che ha scaturito perplessità e indignazione.
Parla Nicchi: “All’Associazione italiana arbitri sono arrivati plichi con pallottole indirizzate a me, al vice presidente e al designatore Rizzoli. E’ un fatto nel dominio della Digos e all’attenzione del Viminale e del ministro degli Internii”. E prosegue: “C’è un giornalista professionista che in una trasmissione ha affermato ‘Hanno dichiarato guerra a un popolo e in guerra non si va suonando lo zufolo, si va sparando. Bisogna sparare agli arbitri e non permettere loro di arbitrare’“. Giornalista denunciato. Ma non finisce qui: “100 arbitri costretti a ricorrere al pronto soccorso, ragazzi di 16, 17 anni. Si continua a picchiare, non lo possiamo accettare. Con i genitori che costringono i loro figli a smettere, e mettetevi nei loro panni. Tutto questo produce un calo di vocazioni. Mentre noi facciamo fronte a un taglio consistente del budget, 100mila euro per i raduni tecnici, fondamentali per la formazione degli arbitri. E così oggi in tutte le 209 sezioni arbitrali, sono gli associati a pagarsi tutte le spese”.
E ciliegina sulla torta: “Un’altra cosa di gravità estrema e non c’è stata una parola da parte di nessuno, Di Bello, che ha arbitrato molto bene Inter-Milan, insieme a un altro arbitro tra qualche giorno dovrà comparire in tribunale dal giudice di pace perché non avendo dato un rigore è stato convocato dall’associazione dei consumatori. Come facciamo a mandare i nostri direttori di gara ad arbitrare quando sanno che per un errore potrebbero seguire questa sorte? Ci sono tesserati che parlano di malafede del mondo arbitrale, non ho sentito una parola“.

Ve li immaginate Ronaldo o Messi, o qualsiasi altro calciatore, che finiscono in Tribunale per aver fatto un errore o presunto tale?” conclude Nicchi…

No, sinceramente io non credo accadrà mai di vedere un calciatore in tribunale perché sbaglia un rigore, sebbene ne abbiamo visti denunciati e radiati dalla Figc per aver venduto partite. Ma questa è un altra storia. Il problema oggi è una totale mancanza di rispetto verso persone, oltre che per una professione, perché non dimentichiamoci che fare l’arbitro è una professione… e chi ne paga di più le conseguenze sono proprio quei giovani arbitri che per guadagnarsi dai 50 ai 100 euro la domenica e provare la strada di una professione, che sfocia anche in passione, vengono presi a calci e pugni, minacciati, intimiditi, sui campi dilettantistici dove il controllo è pressoché nullo.

Per le buste contenenti proiettili pervenute all’AIA all’indirizzo di Nicchi, Narciso e Rizzoli la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’indagine con l’ipotesi di reato di minacce aggravate. Ma cerchiamo di metterci tutti una mano sulla coscienza iniziando a riflettere su quello che è sport e quello che va oltre, a partire dal bar sport che spesso condanna solo ‘l’arbitro che ha sbagliato‘. E che il presidente del Coni, Giovanni Malagò, intervenga in maniera dura anche su questi fatti e non solo quando deve fare bello il “Palazzo” guadagnando consensi. Che si inizi a sospendere il campionato di calcio anche quando il calcio innesca violenza e minacce, forse si lancerebbe un messaggio più forte e concreto.

Riccardo Mantica

Nell’editoria online dal 2001 quando scrivere per il web era una chimera. Pubblicista dal 2005, blogger per caso nel 2010, ha vissuto l’avvento del web 2.0 e dei social network condividendone gioie e dolori. Le passioni coltivate negli anni per sport, motori e tecnologia sfociano oggi anche nel panorama della mobilità sostenibile. Il motto preferito? Guardare sempre avanti senza dimenticare il passato. Stay tuned!

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