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Animali al mattatoio: video sugli orrori scuote la Francia

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ATTENZIONE IMMAGINI FORTI CHE POSSONO URTARE LA VOSTRA SENSIBILITA’

Scandalo. Orrore. Vergogna. Sono queste le parole più utilizzate dai media transalpini in queste ore dopo il video che documenta il trattamento degli animali al mattatoio che ha fatto scoppiare un vero e proprio caso nazionale in Francia riguardo le violenze che subiscono agnelli, bovini ed altri animali da macello. Non è la prima volta che gruppi animalisti realizzano filmati a testimonianza di quanto accade in molti, troppi mattatoi, ma raramente si sono viste immagini tanto disturbanti come quelle del video girato con telecamere nascoste dall’associazione animalista L214: un filmato che, vogliamo ribadire ancora una volta, contiene immagini così forti che consigliamo la visione esclusivamente a un pubblico adulto.

Un agnello issato vivo su un gancio, dilaniato a metà dalla macchina, altri picchiati e sbattuti con violenza e poi sgozzati mentre sono ancora coscienti: mai la parola orrore era stata tanto appropriata quanto in questo caso, e abbiamo solo citato una parte degli abomini commessi. Il filmato del gruppo L214 documenta la quotidianità di un mattatoio nei Pirenei, ma non si stratta di un caso isolato, visto che il quotidiano Le Monde ha pubblicato nei mesi scorsi una serie di video inchieste che immortalano le ripetute crudeltà nei confronti di bovini, ovini ed altri animali destinati al macello: e così, dopo Alès e Le Vigan, le immagini girate al mattatoio di Mauléon-Licharre sui Pirenei, mostrano di nuovo l’estrema violenza della condanna a morte di questi animali, e l’opinione pubblica francese grida allo scandalo indignata. Quello che sembrava eccezione è invece intollerabile, insostenibile regola, a dispetto di tutte le leggi che tutelano la dignità animale, in Francia come in altri Paesi cosiddetti ‘civili’.

Secondo l’autorevole quotidiano francese, alcuni dei mattatoi incriminati hanno la certificazione bio, e presso di loro si servirebbero autorevoli chef. Lo scandalo e l’indignazione hanno superato talmente il limite che è dovuto intervenire persino il governo, per bocca del ministro dell’Agricoltura Stephane Le Foll, che ha chiesto la sospensione immediata dell’attività delle aziende incriminate, ordinando ai prefetti di realizzare entro un mese ‘ispezioni specifiche sulla protezione animale nell’insieme dei mattatoi del territorio nazionale‘. Nel mattatoio dei Pirenei si strappa la vita a degli agnelli di latte e dagli occhi terrorizzati, massacrati dopo essere stati poco e male storditi, coscienti durante il sanguinamento, decapitati vivi: una realtà insostenibile anche per chi mangia carne. Poiché non esiste un modo incruento di morire, ma sono state stabilite regole e protocolli che dovrebbero essere seguite rigidamente, e poco consola sapere che il mattatoio della discordia è stato chiuso a tempo indeterminato, con il direttore che promette di licenziare in tronco i ‘boia’ che hanno commesso queste violenze alle sue spalle.

Ma la portavoce di L214 dichiara a Libération che ‘questa non è la prima allerta, eppure l’orrore continua: ci sono sì dei controlli ma la realtà è che siamo incapaci di uccidere gli animali senza farli soffrire. Quando parliamo di uccidere con umanità e dignità ci raccontiamo delle favole‘. Il loro nome si rifà all’articolo 14 della Legge rurale francese del 1976 che recita: ‘Ogni animale è un essere senziente e deve essere mantenuto dal suo proprietario in condizioni compatibili con le esigenze biologiche della sua specie‘. Parole che di fronte a queste immagini sanno davvero di beffa.

Giulio Ragni

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