La Cassazione ha deciso di rigettare i ricorsi degli imputati nel caso di Andrea Soldi, il morto che soffriva di schizofrenia. Uno psichiatra e tre agenti della polizia municipale sono stati condannati a 18 mesi di carcere per la morte dell’uomo.
Accusati di essere responsabili della morte di Andrea Soldi, 45enne malato di schizofrenia, deceduto dopo un intervento Tso.
Andrea Soldi, originario di Torino era un uomo malato di schizofrenia. Questa terribile malattia psichiatrica si è manifestata ad Andrea nel 1990 e lo ha portato ad avere molto frequentemente allucinazioni e paranoia (sintomi classici della schizofrenia).
Fortunatamente Andrea Soldi non è mai stato violento o aggressivo, semplicemente tendeva a isolarsi per giorni e a non prendersi cura di se stesso. Nel 2015 poi, venne un periodo in cui Soldi smise di prendere le sue medicine.
Per questo il padre 80enne, non sapendo come gestire la situazione decise di ricorrere a un Tso, il quale consisterebbe praticamente in un ricovero coatto del paziente affetto da malattie mentali che rifiuta di curarsi. Per questo può rappresentare un pericolo per se stesso e per gli altri. Il ricovero ha lo scopo di tutelare il malato assicurandogli tutte le cure necessarie.
Il 5 agosto 2015, Andrea Soldi venne dunque prelevato violentemente da una panchina del quartiere in cui viveva a Torino. A costringerlo con la forza a salire su un’ambulanza furono un medico e 3 agenti della polizia municipale.
Purtroppo però i modi che vennero utilizzati dagli operatori non furono né dolci, né cauti e né tantomeno consoni alla situazione. Infatti Andre Soldi venne immobilizzato, ammanettato, per poi essere soffocato.
Proprio a causa di queste modalità utilizzate per l’intervento Tso, Andrea è deceduto il 5 agosto 2015. Molti i testimoni che hanno rivelato le maniere becere e aggressive utilizzate dagli operatori, che avevano al contrario solo il compito di proteggere e tutelare il 45enne.
Maria Cristina Soldi, sorella di Andrea Soldi, si è mostrata molto entusiasta della decisione della Corte di Cassazione. La donna ha affermato di volere solo giustizia e nessuna vendetta per quello che è successo.
“Un anno e sei mesi sono pochi? Io non cercavo il carcere ma una condanna significativa morale”.
Ha affermato, concludendo poi che la decisione della Cassazione di confermare le condanne di 18 mesi per tutti e 4 gli imputati, rappresenta il fatto che lo stato “è accanto ai più fragili”.
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