Bentornati al nostro appuntamento con l’analisi grammaticale. Il nostro viaggio nei tempi verbali del modo indicativo non è certo finito: dopo il passato prossimo, è il momento di andare a vedere un altro tempo che esprime un valore perfettivo, ovvero il passato remoto. A differenza infatti di quanto succede con l’imperfetto, nel passato remoto viene descritto un evento compiuto, cronologicamente ben identificabile che si svolge in un passato definitivo.
Come si evince, il passato remoto posiziona in pratica l’evento narrato in una dimensione temporale ben diversa da quella in cui l’enunciazione viene effettuata. Il passato remoto pone la narrazione in un periodo di tempo decisamente non attuale e si differenzia dal passato prossimo in quanto, a differenza di quest’ultimo, non ci si riferisce a contesti presenti o futuri: il fatto è avvenuto in un passato decisamente concluso, senza alcuna corrispondenza con il presente (‘Leonardo Da Vinci nacque a Vinci il 15 aprile 1452’).
Di solito il passato remoto si usa nella terza persona singolare, in quanto è molto utile nei contesti narrativi come i romanzi o le fiabe: per questo motivo viene definito come il tempo della narrazione formale. La coniugazione può essere sia regolare, sostituendo le desinenze previste all’infinito (Mangiare/Mangiai) che avere dei casi alternativi, tanto che alcuni verbi hanno delle forme doppie (Ricevere/Ricevei/Ricevetti). Diciamo che a livello verbale, si preferisce usare l’imperfetto o il passato prossimo al posto del passato remoto, anche nei casi in cui sarebbe più corretto usare quest’ultimo.
Tendenzialmente, le voci verbali della prima e della terza coniugazione sono di solito regolari, mentre sono irregolari quelle della seconda coniugazione (Nascere/Nacqui, Leggere/Lessi, Piangere/Piansi). Queste forme possono avere una coniugazione alternata anche a seconda anche della persona interessata. Fra i casi d’eccezione particolari, esiste un fenomeno che vede raddoppiare la consonante finale della radice di alcune voci verbali (Sapere/Sappi, Volere/Volli, Bere/Bevvi).
Per quanto riguarda la giusta alternanza fra passato prossimo e passato remoto, non c’è proprio una regola precisa. La scelta fra le due forme dipende esclusivamente dal contesto e dalla percezione psicologica di chi parla: a lui il compito di stabilire se una determinata situazione è prossima o passata. Andiamo adesso a vedere la coniugazione del passato remoto, tempo presente esclusivamente nel modo indicativo:
Io mangiai
Tu mangiasti
Egli mangiò
Noi mangiammo
Voi mangiaste
Essi mangiarono
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