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1894, i fratelli Lumière brevettano il cinematografo: la rivoluzione delle immagini in movimento

Era il 13 febbraio del 1894 quando i fratelli Auguste e Louis Lumière brevettano uno strumento – il cinematografo – che avrebbe rivoluzionato il modo di percepire e di rappresentare la realtà. Non immaginavano minimamente l’importanza che il loro apparecchio – capace di catturare e riprodurre, attraverso l’unione di una cinepresa e di un proiettore, le immagini in movimento – avrebbe avuto sul modo di raccontare la vita, rappresentandola non più in maniera statica ma, per la prima volta, in continuo divenire. Circa un anno dopo, il 19 marzo del 1895, la prima pellicola girata con lo strumento di loro invenzione: il film, che in molti considerano il primo documentario della storia, s’intitolava L’uscita dalle officine Lumière.

Ben 123 anni fa, i fratelli Lumière, figli dell’imprenditore e fotografo Antoine Lumière, depositarono il brevetto del cinematografo, frutto di una ricerca antichissima (pare che il primo esempio di camera oscura, opera dello scienziato arabo Alhazen, risalisse a ben otto secoli prima) che trovò il suo compimento in un’epoca di grande fermento industriale e tecnologico.
Nati a Besançon, in Francia, rispettivamente nel 1862 e nel 1864, Auguste e Louis Lumière furono, fin da piccoli, appassionati di fotografia. Il loro padre, infatti, possedeva un’azienda di prodotti fotografici e i due cominciarono molto presto a condurre esperimenti sulle immagini in movimento.

Erano anni di grande fiducia nel progresso e nella tecnologia e molti scienziati dell’epoca tentarono di realizzare tecnicamente uno strumento capace di rappresentare la realtà da un punto di vista diverso, più attivo, dinamico. Già qualche anno prima, infatti, Thomas Alva Edison aveva sperimentato il kinetoscopio, un apparecchio che consentiva ad una persona per volta di vedere, attraverso un visore, delle immagini che sembravano muoversi. Lavorando su questo strumento, e su come realizzare la pellicola cinematografica, i fratelli Lumiére, brevettarono ‘le cinématographe’, un apparecchio che si distingueva dall’invenzione di Edison per una caratteristica particolare: grazie alla proiezione delle immagini all’esterno dell’apparecchio, la visione era consentita a più persone contemporaneamente.

Questo straordinario risultato portò, nel dicembre del 1895, alla prima proiezione pubblica a pagamento che si tenne a Parigi, al Grand Café sul Boulevard des Capucines. Si trattava di una serie di micro filmati (tutti da 1 minuto ciascuno) che raccontavano scene di vita quotidiana tra i quali il celebre Arrivo di un treno alla stazione de La Ciotat, rimasto nella storia anche per un altro motivo: l’inquadratura, fissa, creava la sensazione che la locomotiva uscisse dallo schermo e molti spettatori, temendo di essere travolti, si dettero alla fuga terrorizzati.

Dopo la presentazione, e il successo, del cinematografo, i fratelli Lumière portarono in giro per il mondo il loro rivoluzionario apparecchio, vendendone numerosi ‘esemplari’ e inventando, di fatto, anche una professione, quella del cineasta o, più appropriatamente, del ‘cinematografista‘. Curiosamente, però, i due non credevano che il cinema potesse avere un futuro, anzi: convinti che il pubblico si sarebbe stufato, vendettero il loro brevetto per dedicarsi alla fotografia, in particolare a quella a colori. Nel 1903 brevettarono l’Autochrome Lumière, un altro rivoluzionario sistema (su cui si basa anche il famoso Kodachrome, utilizzato ancora oggi) che, nonostante la particolare complessità, ebbe subito grande riscontro.

La rivoluzionaria invenzione del cinema

Ma quale fu l’aspetto distintivo dell’invenzione dei fratelli Lumière? Col brevetto del cinematografo i due specialisti francesi misero a punto una pellicola dotata di fori di trascinamento che, mediante una manovella, veniva trascinata a scatti davanti ad una lente posta in una piccola scatola di legno. Si trattava di una serie di fotografie che, scorrendo in successione, davano al pubblico l’illusione del movimento e benché si trattasse di un meccanismo già utilizzato (erano tanti, all’epoca, i brevetti sulle foto in successione) lo strumento messo a punto dai Lumière era più vantaggioso – un sistema a cremagliera trascinava la pellicola automaticamente – e molto più pratico: la macchina da presa, infatti, era una piccola scatola di legno che, attraverso un solo cambio di lente, si trasformava anche in proiettore. Un’invenzione semplice quanto geniale che gettò le basi di un’arte del tutto nuova, il cinema, rivoluzionando per sempre il modo di vivere e di percepire, la realtà.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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