Le elezioni in Israele 2015 hanno concesso qualche sorpresa: smentiti gli exit poll che parlavano di un testa a testa tra Netanyahu ed Herzog, il Likud conquista 29 seggi della Knesset su 120. Il Fronte Sionista di centro sinistra di Isaac Herzog si ferma a quota 24. Terzi, con 14 seggi, i partiti arabi, uniti per la prima volta in un’unica lista. Netanyahu è in grado di formare una maggioranza di destra forte di oltre 60 seggi (su 120). Netanyahu ha promesso che formerà presto il suo nuovo governo di centro-destra, e non di unità nazionale come avrebbe voluto il presidente Reuven Rivlin, già ‘entro due/tre settimane’. Anche se la decisione di affidare l’incarico spetta al presidente, è molto probabile che questi decida di dare il mandato a Netanyahu, leader della coalizione che ha preso più voti.
L’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) ha commentato con durezza e preoccupazione la vittoria di Netanyahu: Israele ‘ha scelto la via dell’occupazione e della colonizzazione e non del negoziato e del collaborazione‘, ha dichiarato a caldo Yasser Abed Rabbo, segretario generale dell’Olp.
Soprattutto perché Netanyahu aveva sostenuto con fermezza che non avrebbe permesso la creazione di uno Stato palestinese durante il proprio mandato. E invece qualche giorno dopo le elezioni ha corretto il tiro rivedendo le sue dichiarazioni: ‘Non voglio una soluzione dello Stato unico. Voglio una sostenibile e pacifica soluzione a due Stati. Ma perché questo avvenga, le circostanze dovranno cambiare‘. Il tutto probabilmente dopo le fredde reazioni della Casa Bianca e dopo che l’amministrazione Obama ha fatto trapelare la possibilità di consentire il passaggio di una risoluzione al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che porti alla nascita di uno Stato palestinese, evitando di esercitare il suo diritto di veto.