

Si apre un nuovo fronte di violenza dopo l’attentato alla manifestazione pacifista ad Ankara, Turchia, nella quale sono morte 128 persone secondo fonti curde (97 per il governo) e 508 rimaste ferite. L’attentato è avvenuto durante il corteo, organizzato dai partiti di sinistra dell’opposizione, sindacati e attivisti filo-curdi: due bombe sono esplose lasciando una scia di morte e distruzione. Secondo il governo di Recep Tayyip Erdogan, la strage sarebbe opera dell’Isis, ma il partito dei curdi moderati Hdp di Selahattin Demirtas sospetta che si possa trattare di un altro colpo inferto da persone vicino al governo contro i curdi, come già avvenuto a Diyarbakir e Suruc. Al momento, l’unica certezza è che il Paese, atteso al voto il 1° novembre, è arrivato a un punto di non ritorno.