Lo slut-shaming della Presidente
Donne contro le donne: una riflessione dopo le polemiche per il post sessista della presidente delle Pari Opportunità in Sardegna, Stefania Chisu.
Nata a Cagliari, dottoranda in lingue e culture dell'antichità all'Universitat de Barcelona. Inizia ad interessarsi ai problemi del mondo femminile fin dall'adolescenza e nel 2013 entra a far parte del gruppo di Femen Italia. Attualmente è responsabile del gruppo italiano
Donne contro le donne: una riflessione dopo le polemiche per il post sessista della presidente delle Pari Opportunità in Sardegna, Stefania Chisu.
Festeggiare l'8 marzo significa anche scegliere di ricordare, a noi stesse e agli altri, che siamo libere: essere libere significa avere dei diritti che ci garantiscano di poterlo essere.
È giusto chiedere un Presidente donna, ma il processo di inclusione delle donne nei punti nevralgici della vita economica e politica deve attuarsi a tutti i livelli, perché sarebbe inutile avere una carica rappresentativa, come quella di Capo dello Stato, femminile se poi il nostro paese continua a discriminare in tutti gli altri casi.
Facebook ammette messaggi che incitano all'odio e alla violenza, ma ritiene che i suoi standard siano violati per “volgarità” quando qualcuno si irrita vedendo immagini di nudo, siano esse opere d'arte come dipinti o statue, nonché madri che allattano. Quanta ipocrisia c'è in tutto questo?
Domenica 5 ottobre in cento piazze d'Italia c'è stata una manifestazione delle "Sentinelle in piedi", un gruppo che, per chi ancora non lo conoscesse, si propone di vigilare sulla deriva morale presa dall'Italia per quanto riguarda le unioni omosessuali e l'adozione per le stesse coppie. La loro caratteristica è quella di manifestare il loro "vigilare" stando in piedi in silenzio leggendo dei libri.
La società ha imposto un modello secondo il quale si pensa che l'unica strada che ha una donna per fare carriera sia puntare alla propria avvenenza. Ciò esclude l'unica concreta verità: le donne hanno anche capacità reali ed un cervello.
Le quote rosa non risolvono il problema della discriminazione delle donne in politica e nel lavoro. Si tratta di una soluzione temporanea e di facciata. Ad un paese socialmente arretrato come l'Italia serve una rivoluzione culturale.