Che fine ha fatto il Comandante Gregorio De Falco?

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Che fine ha fatto il Comandante Gregorio De Falco? Abbiamo imparato a conoscerlo dopo il 13 gennaio 2012, in occasione del terribile incidente con conseguente naufragio della Costa Concordia, quando il comandante Francesco Schettino sulla decise la manovra che costò la vita a 32 persone. A quei tempo il comandante De Falco coordinò le operazioni di soccorso, e divenne famoso per una frase (”salga a bordo, ca…”) detta al telefono proprio a Schettino, che per quei fatti è stato condannato in appello a 16 anni. Da allora, sostiene il Comandante Gregorio De Falco, è stato costretto a diversi trasferimenti perché ”troppo scomodo”.

Senato   Audizione del capitano Gregorio De Falco

Il capitano di fregata De Falco ha concluso nel settembre 2014 l’incarico nel settore operativo della Capitaneria di Livorno. Dopo essere stato trasferito in altri uffici, sempre della Direzione marittima di Livorno, ma con il ruolo di capo ufficio studi e relazioni esterne (incarico non operativo), aveva sostenuto di essere stato vittima di mobbing e lui stesso aveva presentato ricorso. Ricordiamo che ai tempi del naufragio della Costa Concordia, De Falco era a capo della sezione operativa e poi aveva assunto l’incarico di caposervizio operazioni della Direzione Marittima di Livorno. Col nuovo incarico assegnato in uffici amministrativi aveva perso ogni funzione di comando .

De Falco ha più volte rivelato ai cronisti di non escludere, anzi i temere che dietro il suo trasferimento ci potessero essere dei legami con il naufragio della Concordia e soprattutto con le successive vicende processuali. “Durante i soccorsi, mio malgrado, divenni protagonista mettendo in ombra i livelli più alti. Prima mi hanno trasferito all’ufficio relazioni esterne. Ho fatto ricorso al Tar che lo ha respinto per una mancanza formale, ora è al Consiglio di Stato”. Il ricorso effettivamente è stato respinto al Tar per questioni di forma nel marzo 2015 ed è tuttora pendente al Consiglio di Stato.

Gregorio De Falco è stato poi trasferito da Livorno a Napoli lo scorso fine agosto, nel giorno delle motivazioni della condanna in appello a Francesco Schettino, comandante della Costa Concordia.

Il trasferimento però, anche in questo caso è stato una destinazione diversa dalla capitaneria di porto di Napoli: ”Ho chiesto io di andare alla Marina militare di Napoli, ma sono stato mandato a dirigere l’ufficio del Demanio dove non sfrutterò l’esperienza nel coordinamento dei soccorsi”, ha raccontato lo stesso De Falco che ha sottolineato come il rapporto con i vertici della Marina Militare sia andato verso un inesorabile deterioramento.

Evidentemente ero scomodo – ha concluso il comandante – basta leggere le ultime due righe dell’encomio solenne attribuitomi in cui si precisa che la ricompensa mi viene data solamente perché espressamente richiesta da un sottosegretario del governo. Una chiara presa di distanza da parte della Marina Militare. Mi chiedo: sarà un caso che sia io che il mio collega, che abbiamo collaborato alle indagini, siamo stati trasferiti dalla Capitaneria?“.

E a proposito del suo nuovo ruolo a Napoli, dove è capo dell’ufficio Demanio della Marina militare, sul Tirreno si legge: ”Sono venuto a Napoli per stare vicino alla famiglia, non mi hanno mandato in Capitaneria e vabbè… vedrò se potrò essere utile alla Marina militare”. ”È un ruolo che va costruito. Come sempre sono una specie di pioniere, come per il trasferimento da un ruolo operativo al centro studi alla Capitaneria di porto dove non avevo nemmeno la firma”.

Senato   Audizione del capitano Gregorio De Falco

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