Veronica Panarello confessa l’omicidio del figlio Loris Stival, il video inedito

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Lo sfogo di Veronica Panarello che confessa di aver ucciso suo figlio Loris Stival, e di averlo gettato nel canalone, dove poi venne ritrovato, è al centro del video inedito (in parte) riproposto da Quarto Grado. Come i nostri lettori ricorderanno, a metà ottobre dello scorso anno, Veronica Panarello fu condannata a 30 anni per l’omicidio del piccolo Loris avvenuto il 29 novembre 2014 a Santa Croce Camerina. La donna si è dapprima dichiarata innocente, ma nel video integrale, che vediamo di seguito, sono cristallizzati i momenti accaduti durante un interrogatorio e una successiva ricostruzione, quando Veronica, che pare avere messo a fuoco il dramma, racconta disperata la sua verità..

Come è bene evidente nel video trasmesso da Quarto Grado che vi proponiamo qui sopra, Veronica aveva già raccontato agli inquirenti quello che era accaduto al piccolo Loris Stival, ben prima di ritrattare e cambiare più volte versione. “Quando l’ho gettato non credevo ci fosse il vuoto, perché non ho nemmeno guardato, non volevo gettarlo giù” – dice la donna, ammettendo in parte le sue responsabilità – “Non so perché l’ho fatto, io non merito di vivere”. Veronica Panarello aveva poi proseguito: “Ho buttato la cosa più cara che avevo. Datemi l’ergastolo, sono un mostro, non una persona”.

La difesa della Panarello, che non ha però convinto i giudici, seguiva due filoni. Da un lato quello del coinvolgimento del nonno paterno del bambino, Andrea Stival, col quale la donna sosteneva di avere una relazione amorosa, dall’altro quello dell’infermità mentale della Panarello.

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VERONICA PANARELLO COLPEVOLE: LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA
Lo scorso 14 febbraio, sono state depositate le motivazioni della sentenza di colpevolezza di Veronica Panarello, “La condotta processuale della donna – scrive tra l’altro il gup Ragusa Andrea Reale – è stata deplorevole, reiteratamente menzognera, calunniosa, manipolatrice. Va assolutamente confermata e fatta propria in questa sede la definizione laconica del giudice del riesame nella persona dell’imputata: ‘Lucidissima assassina’. All’esito del processo l’espressione appare persino benevola perché oltre alla evidenza della piena capacità di intendere e di volere dell’imputata dal momento del fatto, questo giudice ritiene di potere evidenziare la pravità d’animo con la quale la donna, senza alcuna pietà e senza un benché minimo pentimento, neanche dopo avere commesso il più innaturale dei crimini, ha occultato il cadavere del figlio”.

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