Sculture famose di donne: le più famose statue sulla bellezza femminile

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[didascalia fornitore=”altro”]La Venere di Milo[/didascalia]

Ideale di bellezza, di maternità o di passione, la donna è da sempre tra i soggetti più rappresentati della storia dell’arte: ma quali sono le sculture famose di donne più belle ed ammirate della storia? Non solo quello maschile, anche il corpo femminile ha rappresentato, fin dall’antichità, l’idea di bellezza associata a concetti quali grazia ed equilibrio di proporzioni. Nell’arte dell’Antica Grecia, ad esempio, con opere come la Venere di Milo, il corpo femminile diventa sinonimo di bellezza e di armonia di proporzioni: le forme sono morbide e rotonde ed evocano, ancora oggi, grande fascino e sensualità. In questo articolo vorremmo proporvi alcune delle statue di donne più famose dell’arte, dee di bellezza suprema come la Venere di Milo o donne che, come la Vergine della Pietà Vaticana, rappresentano in maniera sublime il concetto di maternità. Ecco, dunque, qui di seguito le statue più famose sulla bellezza femminile.

Sculture famose di donne: la Venere di Milo

La Venere di Milo (nell’immagine in apertura) è una delle statue greche più note della storia: è una scultura in marmo che risale al II secolo avanti Cristo e rappresenta, ancora oggi, l’ideale perfetto di bellezza femminile. L’opera, di cui fu autore Alessandro di Antiochia, e che è stata ritrovata nel 1820 da un contadino sull’isola greca di Milo, si trova al Museo del Louvre, dove fu collocata nel 1821 dopo una serie d’interventi di restauro.

La Nike di Samotracia

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Così come la Venere di Milo, anche la Nike di Samotracia (tra le sculture di donne più famose della storia) risplende di una ‘bellezza incompleta’ che ne aumenta – forse – fascino e sensualità. Realizzata in marmo intorno al 200 avanti Cristo, è attribuita allo scultore greco Pitocrito e raffigura la giovane dea alata Nike mentre si posa sulla prua di una nave da battaglia. La statua (che è stata ritrovata, acefala e priva di braccia, nel 1863) sembra essere investita da un vento impetuoso (la veste che la ricopre pare ‘svolazzare’) mentre le pieghette dell’abito, realizzate con estremo virtuosismo artistico, esaltano alla perfezione lo slancio della figura. Conosciuta anche come Nike (o Vittoria) alata, è alta 245 centimetri ed è conservata in tutta la sua maestosa bellezza nel museo parigino del Louvre.

La Vergine della Pietà Vaticana

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Tra le sculture famose di donne, vale la pena inserire anche la Vergine raffigurata da Michelangelo nella Pietà, una delle sue sculture più belle e famose conservata nella Basilica di San Pietro a Roma. L’artista raffigura Maria seduta su una roccia che accoglie tra le braccia il corpo di Gesù, rappresentando le figure in modo realistico e rivoluzionando così i canoni dell’epoca: lo sguardo della Vergine, ritratta con gli occhi bassi, rappresenta tutta la drammaticità del momento, mentre la mano sinistra, rivolta verso l’alto, sembra esprimere dolorosa rassegnazione. In più, il volto della donna, che Michelangelo raffigura molto giovane, sembrerebbe alludere alla sua bellezza spirituale, mentre la posizione delle due figure potrebbe rimandare ad una visione di Maria circa il drammatico destino del figlio.

Ebe, di Antonio Canova

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Magnifica opera del Canova, Ebe (di cui esistono quattro versioni, realizzate in tempi diversi e con scelte stilistiche differenti) è tra le sculture famose di donne che incarnano al meglio l’ideale neoclassico del bello. La statua è alta un metro e mezzo circa e rappresenta la dea dell’eterna giovinezza Ebe, che nella mitologia greca aveva il compito di servire nettare ed ambrosia agli dei per fa sì che si mantenessero giovani ed immortali. Alcune versioni dell’Ebe del Canova furono, all’epoca, aspramente criticate, per il bronzo utilizzato per la coppa, per la patina rosea dell’incarnato e per la mancanza di espressione del volto – cosa che, evidentemente, non ha minato per nulla la magnificità dell’opera. La scultura, realizzata dallo scultore veneto tra il 1795 e il 1799, si trova alla Nationalgalerie di Berlino.

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La sirenetta di Copenaghen

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Benché di genere e di epoca diversi, anche la Sirenetta di Copenaghen rientra a pieno titolo tra le sculture famose di donne. Statua simbolo della capitale danese, è opera dello scultore Edvard Eriksen (1876-1959) e raffigura, com’è facile intuire, l’eroina di una delle fiabe più note di Andersen, La sirenetta. E’ stata realizzata interamente in bronzo, è alta un metro e 25 centimentri e si trova all’ingresso del porto di Copenaghen; è, senza alcun dubbio, una delle sculture moderne più famose del mondo.

Pudicizia, di Antonio Corradini

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Detta anche Pudicizia velata, questa bellissima statua è opera dello scultore d’origine veneta Antonio Corradini, artista del Settecento di fama mondiale e maestro nel riprodurre figure velate. Corradini dedicò questa statua (che raffigura una donna ricoperta da un velo semi-trasparente) a Cecilia Gaetani dell’Aquila, madre dell’alchimista e letterato Raimondo di Sangro morta ad un anno dalla nascita del figlio. L’opera, in cui risalta la flessuosità del corpo ricoperto dal velo, è un’allegoria della Sapienza e rappresenta, attraverso quel velo che ricopre il viso, il dramma del figlio rimasto senza madre. Si trova nella cappella San Severo a Napoli, insieme ad altre sculture commissionate dal di Sangro per la cappella funeraria di famiglia, come il Disinganno di Francesco Queirolo e il magnifico Cristo velato di Giuseppe Sanmartino.

La ninfa Salmace, di Francois Joseph Bosio

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Parlando di sculture famose di donne, vale la pena menzionare anche questa statua di Francois Joseph Bosio, realizzata nel 1826 ed esposta a Parigi al museo del Louvre. Rappresenta la ninfa Salmace che, innamorata del giovane dio Ermafrodito, rifiutò l’obbligo della verginità voluto dal culto di Diana.

Le Cariatidi

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Tra le sculture famose di donne che abbiamo scelto, infine, c’è anche il celebre portichetto delle Cariatidi, che adorna il tempio greco dell’Eretteo, situato sull’acropoli di Atene. La cariatide è una scultura femminile utilizzata anticamente come colonna: secondo Vitruvio, come si legge su Wikipedia, il nome rimanda alle donne della città greca di Karya che, pur rese schiave dopo la sconfitta della loro patria, mantennero attributi e vesti matronali. A ricordo di quegli eventi, e come simbolo di sostegno, sarebbero state utilizzate in funzione di colonna. Le famose cariatidi dell’Eretteo sembrano rappresentare anche le giovani donne della Grecia antica, le korai, un canone utilizzato spesso nell’arte successiva, dalla decorazione di Villa Adriana a Tivoli, al ‘capitello delle tre cariatidi’ del Duomo di Modena.

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