Romano Fenati e il suo gesto scellerato: giusta la squalifica e il licenziamento, è tentato omicidio!

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La storia dello sport è piena di atteggiamenti scorretti, dispetti, falli di reazione da parte degli atleti. Spesso l’adrenalina e la tensione agonistica sono colpevoli di brutti scherzi, facendo compiere a molti sportivi azioni sconsiderate, che a freddo nessuno di loro avrebbe mai compiuto.

Il motorsport naturalmente non è da meno. Sono centinaia le scorrettezze commesse in pista da piloti anche famosissimi: Senna e Prost ne hanno fatte di ogni, Schumacher è tutt’altro che un agnellino a riguardo, e possiamo andare avanti a lungo. Nelle moto la stessa cosa, anche Valentino Rossi con la sua spallata a Gibernau o il calcetto rifilato a Marquez, è salito agli onori della cronaca per gesti certamente non apprezzabili. Ma sono state tutte astuzie per danneggiare l’avversario dal punto di vista sportivo, mai con la volontà di arrecare danno fisico.

Quello che ha fatto ieri sul circuito di Misano Romano Fenati, pilota del team Snipers che corre in Moto2, però supera tutti i limiti. Qui non si parla più di fallo di reazione, non è qualcosa di paragonabile a un fallaccio a gamba tesa o alla famosa testata di Zidane a Materazzi, è molto peggio.

Cosa è successo a Misano?

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Ripercorriamo l’accaduto: Romano Fenati è in lotta con Stefano Manzi in gara. Alla curva 4 del circuito Fenati va un po’ largo di traiettoria e Manzi prova a sorpassarlo, i due si toccano e finiscono nell’erba, con Fenati che rimane davanti al rivale. Al giro dopo succede praticamente la stessa cosa: altro contatto per colpa di Manzi ed entrambi fuori traiettoria. Nel rettilineo successivo Fenati si avvicina alla moto del rivale e gli schiaccia la leva del freno anteriore. Manzi sbanda, ma clamorosamente rimane in piedi. Nella curva dopo però scivola e termina la sua gara, mentre Romano esulta per la caduta del collega.

In pochissimo tempo la Direzione Gara squalifica Fenati per il gesto, che in men che non si dica fa il giro del mondo.

Chi è Romano Fenati

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Da ieri è uno delle persone più cercate su Google. Ma chi è Romano Fenati? E’ un ragazzo di Ascoli Piceno classe 1996, divenuto famoso perché al debutto in Moto3 a 16 anni raccoglie ottimi risultati. E così nel 2014 viene chiamato dal team di Moto3 di Valentino Rossi, che punta tantissimo su di lui. I risultati però non sono all’altezza: qualche vittoria ma diversi screzi e colpi di testa, il più celebre il calcio rifilato ad Ajo nel 2015. E così il team di Valentino decide di mandarlo via a metà stagione 2016. Nel 2018 il passaggio in Moto2 con il team Snipers, fino alla vicenda di Misano.

Fenati Ajo

Questo per dire che Fenati non è un criminale, non è certo un cattivo ragazzo, storicamente però ha un grande problema di gestione dei nervi. Non è la prima volta che compie gesti criticabili in pista, questa è sicuramente la più evidente e anche la più scellerata e pericolosa.

I commenti e le parole di Romano

Le reazioni non si sono fatte attendere: il team di Moto2 con cui corre Romano ha prima sospeso il pilota per due gare, poi ha rescisso il contratto con lui. Anche la MV Agusta, squadra con cui Fenati ha firmato per il prossimo anno, ha deciso di annullare l’accordo. I commenti dei colleghi e degli addetti ai lavori sono diversi: da quelli che lo reputano un gesto deprecabile, ma inserito in un contesto di grande adrenalina e quindi giustificabile in parte, a chi vuole la radiazione totale e per sempre.

Il giorno dopo la gara e il licenziamento, Fenati ha parlato chiedendo scusa a tutti. Le sue parole sul suo sito ufficiale:

” Chiedo scusa a tutto il mondo sportivo. Questa mattina, a mente lucida, avrei voluto che fosse stato solo un brutto sogno. Penso e ripenso a quei momenti, ho fatto un gesto inqualificabile, non sono stato un uomo! Un uomo avrebbe finito la corsa e poi sarebbe andato in Direzione Gara per cercare di ottenere giustizia per i precedenti episodi. Non avrei dovuto reagire alle provocazioni. Le critiche sono corrette e comprendo l’astio nei miei confronti. Voglio scusarmi con tutti quelli che credevano in me e tutti quelli che si sono sentiti feriti dalla mia azione. È uscita un’immagine di me e dello sport tutto, orribile. Io non sono cosí, chi mi conosce bene lo sa! Nella mia carriera, sono sempre stato un pilota corretto. L’anno scorso sono stato uno dei pochissimi a non ricevere alcuna penalizzazione, non ho mai messo a repentaglio la vita di qualcun altro, anzi, ho sempre sostenuto che ci sono piloti pericolosi, in pista, per stile di guida. È vero, purtroppo ho un carattere impulsivo, ma la mia intenzione non era certo quella di fare del male ad un pilota come me ma volevo fargli capire che quello che stava facendo era pericoloso e che anch’io avrei potuto fargli delle scorrettezze così come lui le aveva appena fatte a me! Non voglio giustificarmi so bene che il mio gesto non è giustificabile, voglio solo scusarmi con tutti. Ora avrò tempo per riflettere e schiarirmi le idee.”

Un gesto sconsiderato e ingiustificabile

Come detto in precedenza, nello sport ne succedono di ogni tra rivali. Spesso, quando “si chiude la vena”, si compiono azioni assolutamente evitabili e dimenticabili. Quello di Fenati però supera il limite, diventa tentato omicidio. Su questo argomento il Codacons ha inviato un esposto alla Procura di Rimini per tentato omicidio nei confronti del pilota, dicendo testualmente: “Chiediamo alla magistratura di valutare se il gesto di Fenati possa configurare eventuali fattispecie penalmente rilevanti, compresa quella di tentato omicidio, e nel caso procedere nei suoi confronti con l’azione penale che sarà ritenuta idonea. Aver premuto il freno di un avversario quando la moto procedeva a velocità così sostenuta, può equivalere a voler deliberatamente mettere in pericolo la vita altrui – è quanto scritto – senza contare il cattivo esempio dato a milioni di giovani che seguono le gare motociclistiche”.

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Può apparire esagerato passare dallo sportivo al penale, la verità è che invece non lo è. Va bene che l’avversario ti ha toccato per ben due volte, ok che non è bello finire fuori pista in due giri per colpa di un rivale, ma arrivare a pinzare il freno anteriore del collega a 217 km/h è un gesto scellerato, dalle conseguenze veramente gravi. Con grande fortuna Manzi è rimasto in piedi, ma poteva benissimo finire diversamente: bloccare la ruota anteriore a più di 200 chilometri orari ha come effetto quello di far volare il pilota a faccia in giù, con danni fisici potenziali facilmente immaginabili. Se Manzi fosse caduto e si fosse fatto male, o peggio? Cosa sarebbe successo? Staremmo parlando di omicidio colposo? Assurdo.

Giusto squalificarlo, bene ha fatto la squadra attuale e futura a tagliarlo. Una persona che compie fatti simili non deve correre più, è un gesto troppo grave per poter essere scusato.

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